Gv 10,38

« ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre".»

Affermando "anche se non credete a me, credete alle opere"... Gesù cita dunque le opere da Lui compiute come il mezzo attraverso il quale i suoi interlocutori possono riconoscere la sua origine divina e la sua unità con Dio.
Pronunciando qui la frase “Il Padre è in me e io nel Padre”, Gesù esprime in  modo particolarmente efficace il tipico concetto giovanneo della reciproca immanenza tra Lui e il Padre*, utilizzando cioè una formulazione nella quale... nominando due “persone”... Lui esprime la sua perfetta comunione con Dio evitando al contempo il rischio che questa comunione di Padre e Figlio, che sono “uno” (cfr. Gv 10,30), sia erroneamente intesa come una fusione.

Segue: Gv 10,39

*Vedi nel glossario la voce "Inabitazione".

P.S. - Oramai Gesù ha dunque espresso in tutta chiarezza la rivendicazione della Sua natura divina, presentandosi come il Pastore modello, il compimento della profezia di Ezechiele nella quale Dio ha promesso: “Avrò cura io stesso del mio gregge” (Ez 34,11).
In Gesù, è infatti Dio Padre ad essere presente e ad avere cura del Suo gregge, perché il Padre e il Figlio sono “Uno” (cfr. Gv 10,30).