« Gesù scoppiò in pianto.»
Per parlarci del pianto di Gesù, Gv qui non utilizza… come nel caso di Maria e dei Giudei (Gv 11,31.33)… il verbo greco klaiein, che designa il pianto della lamentazione funebre di quanti esprimono cordoglio di fronte all’irreversibilità della morte.
Ben diversamente, per Gesù l'evangelista utilizza il verbo dakryein, con il significato di “versare lacrime” per il dolore.
Segue: Gv 11,36-37
P.S. - Questo versetto induce naturalmente a chiedersi come mai Gesù "lacrimi per il dolore", sapendo che di lì a qualche momento resusciterà Lazzaro.
Una chiave di lettura porta a rilevare l’intento teologico dell’evangelista, che in questo capitolo evidenzia il lato umano di Gesù, come poi farà anche parlando della sofferenza intensa da Lui provata nell'attesa della venuta della sua “ora” (Gv 12,27) .
Infatti, pensando a come Gv in questo suo Vangelo metta particolarmente in risalto la divinità di Gesù, questi passaggi (Gv 11,33; 11,35; 11,38) hanno la funzione di non far “dimenticare” la sua umanità.
Focalizzando ulteriormente l’attenzione sulle lacrime di Gesù… esse possono essere comprese a fronte della prospettiva di cui Lui è ben consapevole: il miracolo che sta per compiere determinerà la definitiva reazione delle autorità religiose giudaiche, che Lo condanneranno alla morte in croce.
E’ dunque la prospettiva della sua morte che in Lui, vero uomo oltre che vero Dio, provoca questo “versare lacrime”, perché la vicenda di Lazzaro... che rappresenta il credente in Cristo che è strappato alla morte... anticipa simbolicamene anche la conclusiva ora* pasquale di Gesù.
* Vedi il termine "Ora" nel Glossario