Gv 12,25

« Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.»

Tenendo presente che nella cultura ebraica era usuale esprimersi in modo assoluto, omettendo le sfumature delle “mezze misure”, la contrapposizione amare/odiare va qui compresa in questo senso:
La frase “Chi ama la propria vita, la perde” va riferita a quanti preferiscono la vita in questo mondo rispetto alla vita eterna*.
All'opposto... la frase “chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna” va riferita a coloro che preferiscono privilegiare le proprie esigenze spirituali eterne, rispetto a quelle “suggerite” dal proprio ego, che “ragiona” secondo i criteri prettamente materiali del mondo.
L'espressione “ama la propria vita” qui identifica dunque colui che pensa soltanto a sé stesso e, così facendo, perde la vita che conta di più, quella dello spirito... la quale viene invece  “trovata” da coloro che subordinano la propria egoistica vita materiale alla loro esistenza spirituale, e così diventano capaci di donarsi al prossimo trovando per conseguenza la vita eterna.
In quest'ultima prospettiva spirituale, dare significa “guadagnare”... nel senso che privarsi di ciò che appaga il proprio egoismo significa entrare in possesso di ciò che appaga lo spirito: la Vita divina, che in questo Vangelo Gv definisce “zōē”, distinguendola dalla vita meramente biologica (in greco “bios”)*.
Detto in altri termini... chi pensa soltanto per sé stesso finisce col perdersi... mentre chi “spende” la propria esistenza in favore del prossimo, si avvia verso la realizzazione definitiva... perché spiritualmente si “possiede” nella misura in cui si dà agli altri.
Così come accade al "chicco di grano" (Gv 12,24)... ogni essere umano resta solo e non dà frutto se resta attaccato al suo egoistico fabbisogno... perché soltanto “morendo” a se stessi è possibile riuscire a rivolgere il proprio interesse ai bisogni del prossimo, orientandosi verso quella vita eterna che non è una meta futura, bensì un "frutto" da cogliere già nel presente della propria esistenza.

Segue: Gv 12,26

* Vedi nel Glossario le voci:
"Escatologia attuale"
"Vita"
"Vita eterna"