« Adesso l'anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora!
Padre, glorifica il tuo nome". Venne allora una voce dal cielo: "L'ho glorificato e lo glorificherò ancora!".»
Di fronte alla prospettiva della croce, Gesù dice “l'anima mia è turbata”... manifestando peraltro un comportamento sensibilmente diverso da quello descritto dagli altri evangelisti: “cadde in ginocchio” (Lc 22,41)... “cade faccia a terra” (Mt 26,39) “cadde a terra” (Mc 14,35).
Gv non parla qui di alcuna prostrazione di Gesù, il cui turbamento rimane a livello interiore, tant'è vero che le sue parole “che cosa dirò? Padre, salvami da quest'ora?”, non sono un'implorazione sul tipo di quella per esempio riportata da Luca “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice!” (Lc 22,42)... cioè non sono un ultimo tentativo rivolto al Padre, affinché voglia preservarLo dalla morte sulla croce.
Ben diversamente... qui Gesù formula un doppio interrogativo da cui traspare un dibattimento interiore che ha già in sé la sua risposta “Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora!”.
Infatti, in questo Vangelo il cammino di Gesù verso la croce è una “elevazione” sul trono della "gloria"* divina, per cui l'angoscia narrata dai Sinottici svanisce di fronte alla dignità regale che accompagna i passi del Figlio, incarnazione del Logos che sin dal principio “era presso Dio”, ed “era Dio” (Gv 1,1).
Dicendo poi “Padre, glorifica il tuo nome”, Gesù pronuncia delle parole che hanno il significato di “manifesta te stesso”, nel senso di “fatti conoscere al mondo”.
In tutta risposta... ecco verificarsi un fatto che richiama la sinottica Trasfigurazione: “Venne allora una voce dal cielo”, la quale afferma “l'ho glorificato e lo glorificherò ancora”.
L'espressione “l'ho glorificato” va qui riferita ai segni che il Figlio ha compiuto nel nome del Padre, mediante i quali si è manifestata la sua gloria*... mentre le parole “lo glorificherò” sono rivolte al momento della croce.
In sostanza, la glorificazione* è il compimento, da parte di Gesù, del disegno divino a Lui affidato, che si completerà nel momento in cui Egli si offrirà alla morte sulla croce, quale suprema manifestazione del suo amore per l'umanità.
Segue: Gv 12,29
* Vedi nel Glossario le voci:
"Gloria"
"Glorificazione"
"Ora"
P.S. - In continuità con la prospettiva già introdotta dal precedente discorso (cfr. Gv 12,23-26), nel quale Gesù ha parlato della morte quale passaggio che Dio rende fecondo con i frutti che conseguentemente scaturiscono... anche qui Lui parla dell' ora* ormai presente della sua morte terrena, in connessione con il frutto conseguente: la glorificazione* del Padre.
Gesù infatti ci ha detto che il “chicco di grano” che “muore, produce molto frutto” (Gv 12,24)... allo stesso modo in cui colui che “mortifica” la propria vita (evitando di aggrapparsi egoisticamente ad essa), riceve il dono della "vita eterna"* (Gv 12,25)... e lo stesso dicasi per il discepolo che si pone a servizio di Cristo, e così viene onorato dal Padre (Gv 12,26).
Al culmine di questa prospettiva si trova il Figlio di Dio il quale... affrontando l'ora della sua morte in croce... glorifica il Padre, sancendo la vittoria della "Vita divina"* sulla morte.
In ultimo, si può rilevare come questo passaggio alluda agli episodi sinottici del “Getsemani” e della “Trasfigurazione”, che in questo Vangelo non sono narrati.
Segue: Gv 12,29
* Vedi nel Glossario le voci:
"Vita"
"Vita eterna"