« Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: "Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva»
Per illustrare la scena che ha luogo nel giorno conclusivo e dunque più solenne della festa delle Capanne, l'evangelista comincia con il descriverci Gesù, ritto in piedi, cioè nella posizione di chi sta per pronunciare un oracolo profetico.
Dopo averci fatto tornare in mente ciò che aveva detto in precedenza alla samaritana... “chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno” (Gv 4,14; cfr. Gv 6,35).... Gesù adesso grida “Se qualcuno ha sete, venga a me”... e così richiama il concetto biblico dell'acqua in quanto simbolo della Parola di Dio che placa la sete dello spirito.
Tradizionalmente, questo simbolismo era legato al ricordo della “sete” provata dalla generazione di coloro che avevano peregrinato nel deserto dopo l'uscita dall'Egitto... i quali erano stati soccorsi da Dio, che aveva fatto sgorgare per loro l'acqua “dalla roccia durissima” (Dt 8,15; cfr. Es 17,6; Nm 20,8.11).
Nei libri profetici la sete era poi diventata una rappresentazione metaforica della necessità spirituale del credente, che poteva essere pienamente appagata solo grazie all' “acqua” donata da Dio, come per esempio si può leggere in Isaia “O voi tutti assetati, venite all'acqua” (Is 55,1).
Ecco allora che dicendo Se qualcuno ha sete, venga a me e beva, Gesù offre Sé stesso come sorgente e... significativamente... lo fa proprio al culmine della Festa delle Capanne, quando la sete del Messia era maggiormente sentita dal popolo.
Durante la processione dalla piscina di Siloe al tempio si erano infatti levate al cielo le invocazioni delle vere acque della salvezza (cfr. Is 12,3) e Gesù... come rispondendo a questa richiesta... invita quanti Gli credono a venire a Lui e a bere, ovvero a fare propria la verità che Lui insegna su Se stesso.
La sua proclamazione assume pertanto un significato messianico, perché Lui si presenta come il Rivelatore... del cui arrivo la solennità religiosa stava celebrando la speranza.
Segue: Gv 7,38