« Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati".»
Una delle letture tradizionali di questo versetto, nel quale Gesù dice ai suoi interlocutori: “se infatti non credete che Io sono, morirete nei vostri peccati”, è quella di intendere queste sue parole come un riferimento al nome divino “Io-sono” rivelato a Mosè sul Sinai (cfr.Es 3,14)... e dunque il rischio di “morte” per quanti Lo stanno ascoltando sarebbe legato al fatto che loro non credano in Lui in quanto Dio.
Questa lettura è però difficilmente conciliabile con il contesto generale di questo 8° capitolo nel quale Gesù... che si è presentato come l'Inviato del Padre (Gv 8,16)... sta per precisare che non fa nulla da Sé stesso, ma parla “come il Padre Gli ha insegnato” (cfr.Gv 8,28)... dice “quello che ha visto presso il Padre” (cfr. Gv 8,38)... “la verità udita da Dio” (Gv 8,40)... afferma di onorare “il Padre suo” (cfr.Gv 8,49)… ed inoltre dice di conoscere ed osservare “la sua parola” (Gv 8,55).
Ecco allora che l' “Io Sono” riportato in questo versetto non può essere qui inteso come se Lui stesse dicendo ai suoi interlocutori che devono credere a Lui in quanto Dio... anche perché, è Gesù stesso che tra poco affermerà di non cercare la sua gloria (cfr. Gv 8,49).
Pertanto... in funzione di ciò che Lui, oltretutto, ha appena finito di dire (Cfr.Gv 8,23)... queste sue parole vanno comprese in questo senso:
Se i suoi interlocutori non crederanno alla sua affermazione “Io Sono” con il significato sottinteso “di lassù”... ovvero se non crederanno che “Lui non è di questo mondo” (cfr.Gv 8,23) e pertanto la sua origine è divina (pur non essendo Lui il Padre)... inevitabilmente moriranno nei loro peccati, perché rifiuteranno la sua Luce (cfr.Gv 8,12) che... se L'avessero accolta... li avrebbe sottratti alla sfera delle tenebre.
Segue: Gv 8,25
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