« Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato.»
Gesù torna adesso ad evocare la sua morte terrena, facendo riferimento all'innalzamento del Figlio dell'Uomo come l'evento che permetterà ai suoi interlocutori di comprendere chi Lui realmente sia.
Dal momento che tale “innalzamento” potrà essere compreso nel suo significato giovanneo di “glorificazione” (cfr.Gv 12,3; Gv 17,1.4-5) soltanto da coloro che riconosceranno in Lui il Cristo, cioè il Figlio inviato dal Padre... se ne può dedurre che qui Gesù stia parlando non a tutti indistintamente, bensì specificamente a coloro che giungeranno alla fede in seguito alla sua Pasqua di Resurrezione.
Un'altra lettura è peraltro possibile, intendendo che Gesù si stia invece riferendo... in generale... all'insieme dei suoi interlocutori, i quali fino ad adesso si sono dimostrati increduli e quindi incapaci di capire che Lui sta parlando della sua unione con il Padre (Cfr.Gv 8,26)... ma che invece se ne renderanno conto nel momento in cui Lui completerà la sua missione terrena restando fedele fino all'ultimo alla volontà di Colui che Lo ha inviato.
A quel punto, non sarà più prorogabile il tempo della decisione che inevitabilmente l'innalzamento di Gesù susciterà in coloro che adesso Lo stanno ascoltando:
- restare ostinatamente nella "morte" dei loro peccati (cfr.Gv 8,24)...
- oppure credere finalmente in Lui in quanto Figlio del Padre.
Segue: Gv 8,29