
Di fronte alla perplessità del servitore, che pensava che quei pani non sarebbero bastati, Eliseo replicò: « Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: “Ne mangeranno e ne faranno avanzare”, così come in effetti accadde ». (Cfr.2Re 4,42-44).
Nel suo racconto Gv conserva il riferimento ai “pani d'orzo” (Gv 6,13.15) e... in modo originale rispetto alla tradizione sinottica... aggiunge anche dei particolari che alludono all'episodio narrato nel Libro dei Numeri (11,10-35), nel quale Mosè chiede al Signore che nutra il suo popolo.
Agli occhi della gente Gesù agisce infatti come un "nuovo Mosè", al punto che vedremo la folla acclamarLo dicendo “Questi è davvero il profeta” (Gv 6,14; Cfr. Dt 18,15-18)... ma il “segno” che Gesù sta per compiere supera i significati fino ad allora custoditi dalla tradizione giudaica.
Per comprenderlo... prima di iniziare la lettura di questo episodio è utile gettare un rapido sguardo restrospettivo nella Torà:
Per esempio, possiamo osservare un brano del Deuteronomio nel quale... in relazione alla peregrinazione del popolo ebraico nel deserto, successiva all'uscita dalla prigionia d'Egitto... si legge che Dio “ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna (…) per farti capire che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore” (Dt 8,3)... ed alcuni secoli dopo, anche nella tradizione sapienziale ritroviamo lo stesso concetto... “non le diverse specie di frutti nutrono l'uomo, ma la tua parola tiene in vita coloro che credono in te” (Sap 16,26).
Però, al di là di questi ed altri esempi, leggendo questo 6° capitolo del Quarto Vangelo vedremo che l'operato di Gesù supera i precedenti simbolismi e significati presenti nell'Ebraismo, dove la Parola di Dio era stata identificata con la Legge mosaica e con la Sapienza discese dal cielo.
Invece, in questo 6° capitolo di Gv, Gesù sta per autorivelare Sé stesso come “il pane di vita” (Gv 6,35) che si dona “per la vita del mondo” (Gv 6,51) e... d'altronde... non poteva essere altrimenti, visto che l'evangelista sin dal Prologo ci ha presentato Gesù come l'incarnazione del “Verbo” (Gv 1,14), cioè della Parola divina.

Segue: Gv 6,1