Nella seconda parte di questo 10° capitolo, si apre uno scenario nel quale la perdurante incredulità degli ascoltatori viene fronteggiata da Gesù, mediante la riproposizione dei motivi in base ai quali loro dovrebbero credere alla sua messianità e filiazione divina:
In primis le opere da Lui compiute “nel nome del Padre mio” (Gv 10,25.37-38; cfr. Gv 5,36)... e poi la testimonianza in suo favore data dalla “Scrittura” (Gv 10,34-36; cfr. Gv 5,39ss).
A queste affermazioni, come anche alla ulteriore rivelazione del suo legame con il Padre... che Gesù ribadisce quando per esempio dice “Io e il Padre siamo uno” (Gv 10,30) “il Padre è in me, e io nel Padre” (Gv 10,38)... i suoi ascoltatori reagiscono accusandoLo nuovamente “ti fai Dio” (Gv 10,33; cfr. Gv 5,18), e tentando vanamente di catturarLo (Gv 10,39; cfr. Gv 7,30; Gv 8,59).
La sezione che stiamo per affrontare è l’ultima, in questo Vangelo, nella quale Gesù incontra i Giudei, le cui contestazioni rappresentano in sostanza il motivo “teologico” della sua condanna a morte.
Questa condanna sarà pronunciata dal Sommo Sacerdote durante la riunione del Sinedrio (Gv 11,50)... in assenza di Gesù e molto prima del suo arresto.
Segue: Gv 10,22