Dopo averci narrato l'incontro di Gesù con Nicodèmo (Gv 3,1-21), nobile esponente del Giudaismo ufficiale, ora Gv ci presenta l'incontro di Gesù con una donna che fa parte della comunità dei Samaritani, stanziati nella regione centrale della Palestina.
Non a caso si tratta di un episodio che si colloca:
- dopo la fede superficiale nei miracoli di Gesù, inizialmente manifestata dagli abitanti di Gerusalemme (Gv 2,23-25)…
- dopo l’incomprensione palesata dal nobile giudeo Nicodèmo (Gv 3,1-12)…
- dopo l'ostile sospettosità mostrata dai Farisei (4,1-3).
L'incontro di Gesù con questa donna fa dunque risaltare, per contrasto, la fede dei Samaritani, cioè proprio di coloro che i Giudei disprezzavano come eretici in quanto praticanti una forma di Giudaismo ritenuta eterodossa.
Ad accentuare la straordinarietà di questo fatto contribuisce la protagonista dell'episodio:
Si tratta infatti di una donna che, in quanto tale, a quel tempo era socialmente subordinata all'uomo e dunque discriminata, ma non solo:
La donna in questione fa parte di un popolo che era considerato - oltre che eretico - anche semi-pagano, perché mescolato con gli invasori assiri entrati nella regione con l'esercito di Sargon II nel 721 a.C.
Nonostante tutto ciò, come stiamo per vedere sarà proprio lei a dare ai suoi concittadini una testimonianza (Gv 4,39) del suo incontro con Gesù, grazie alla quale gli abitanti di Sicar giungeranno a dire “noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo” (Gv 4,42).
Segue: Gv 4,1-2