« Rispose loro Gesù: "Distruggete questo tempio* e in tre giorni lo farò risorgere".»
Gesù non asseconda la richiesta dei Giudei di manifestare un segno, e pronuncia invece una frase che per loro rimarrà enigmatica.
Per comprendere questa celebre risposta, va innanzitutto evidenziato come, nel riportare le parole di Gesù, l'evangelista non usi il termine greco “ierós” (tempio)... che avrebbe significato il grande spazio sacro sul quale si trovavano i vari edifici che tutti insieme costituivano il Tempio di Gerusalemme... ma scriva invece “naon” (riferito al termine greco “naόs” che significa “santuario”), per indicare specificamente il luogo più sacro, ovvero la grande stanza nella quale si individuava la presenza di Dio.
Pertanto, Gesù dice in realtà "distruggete questo santuario"*, e tali parole sono comprese dai Giudei come se stesse parlando dell'edificio materiale... mentre Lui parla del Santuario che Egli stesso è.
Questa forma verbale imperativa, "distruggete", qui non va ovviamente intesa nel senso di un comando da eseguire.
Si tratta, invece, di un monito profetico con cui Gesù annuncia cosa accadrà nel caso in cui i Giudei, che Lo stanno ascoltando, continuino a comportarsi nello stesso modo in cui hanno agito fino a quel momento... come infatti continueranno a fare.
E' per questo che Gesù già preannuncia ciò che allora accadrà: "e in tre giorni lo farò risorgere".
L'equivoco raggiunge qui il suo culmine, perché i Giudei possono intendere queste parole di Gesù come l'annuncio di un futuro segno di potenza, ovvero come una prodigiosa ricostruzione materiale... mentre Lui sta invece parlando di Sé stesso.
Segue: Gv 2,20
"Questo santuario"
Nel versetto in cui ci troviamo, l'evangelista ci fa tornare in mente anche il punto del suo Prologo nel quale ci ha parlato del Logos divino che “venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv.1,14) al fine di far sì che il “Santuario”- cioè il luogo più sacro dove Dio manifesta la sua gloria - non fosse più un edificio di pietra costruito da mani umane... né un luogo individuato dall'umana volontà... ma fosse invece costituito dalla sua “carne” (Gv.1,14).
Ebbene, è questa la realtà richiamata da Gesù nel momento in cui, nell'ambito del suo ministero pubblico, Lui entra per la prima volta nel Tempio durante i giorni della Solennità pasquale... per manifestare un fondamentale messaggio:
A differenza dell’antico Tempio, al quale potevano accedere soltanto coloro che possedevano i requisiti di purità... e a differenza dell'antico Santuario, dove poteva entrare unicamente il sommo Sacerdote (e solo in determinati momenti)... ora è il Santuario-Gesù che va incontro a tutti gli uomini, compresi coloro che la religione vorrebbe magari “escludere” dal rapporto con Dio.
Diversamente da quanto è fino ad allora accaduto, grazie all'incarnazione del Verbo ogni essere umano può quindi diventare “tempio” di Dio... accogliendo il “Cristo nell'Uomo”.
Alla luce di tutto ciò... pur se il termine “segno” in questo Vangelo è
propriamente riferito ai fatti miracolosi compiuti da Gesù... anche
questa sua veemente e rivoluzionaria azione nel “cuore” sacro di
Gerusalemme può essere definita “il segno del Tempio”... perché il suo operato si manifesta quale preannuncio della sua morte e resurrezione.
In quel momento, che sarà l' “ora”* della sua glorificazione, l’ “Agnello di Dio” (Gv 1,29.36) sostituirà i riti sacrificali celebrati nella precedente tradizione religiosa... con il dono di Sé... e dunque sarà Lui il “nuovo Tempio” (Gv 2,21) che consentirà ai cristiani di vivere la loro riconciliazione con Dio.
Vedi nel Glossario i termini:
"Gloria"
"Glorificazione"
"Ora" *
"Segno"