Gv 3,15

« perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.»

Il motivo per cui “bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo” (Gv 3,14), è... perché chiunque crede (,) in lui abbia la vita eterna.
Per tradurre fedelmente le parole scritte dall'evangelista, è fondamentale aggiungere la virgola che è qui messa tra parentesi a metà della frase, perché Gv non dice - come alcuni vorrebbero invece fargli dire - “chiunque crede in lui (il Figlio dell'uomo)”.
Con un significato ben diverso, Gv riporta le parole di Cristo scrivendo "chiunque crede" senza specificare il complemento (cioè senza indicare “a chi” si riferisce questo "crede"), a significare che Gesù non sta parlando di un “credere” mirato specificamente al Figlio dell'uomo... cioè a Lui, il Cristo, che sarà innalzato sulla croce.
In senso più ampio, Gesù parla invece di "chiunque crede", cioè di chiunque si rivolge con fede alla dimensione soprannaturale di Dio, anche al di fuori della fede specificamente cristiana (*).
Ebbene, ognuno di questi credenti - dice Gesù - in lui (il Figlio dell'uomo) potrà avere la vita eterna, a richiamare dunque un concetto universale di salvezza per quanti... anche senza essere cristiani dal punto di vista confessionale... vivono comunque un credo in Dio che li porta a praticare nella propria vita l'amore e la rettitudine, e quindi li fa essere di fatto in comunione con Cristo (cfr. lettura di Gv 1,9).  
La vita eterna*, che fa qui la sua comparsa per la prima volta, è uno dei fondamentali temi teologici di questo Quarto Vangelo.
A differenza di quanto insegnavano a quel tempo i Farisei - che la concepivano come un premio futuro per la buona condotta religiosa tenuta durante l'esistenza terrena - per vita eterna (in greco “zōē”) Gv intende invece una qualità di vita che è già accessibile nel presente, e che pertanto si chiama eterna non in relazione alla sua infinita durata, ma per la sua qualità divina che, in quanto tale, è indistruttibile.
Sulla base di questo concetto, definito dagli studiosi “escatologia attuale”*, i primi cristiani giovannei non credevano pertanto in un Dio “resuscitatore” dei morti alla fine dei tempi, bensì in un Dio che comunicava ai vivi la sua stessa Vita*... rivitalizzando la loro esistenza spirituale che così diventava capace di superare la morte.

Segue: Gv 3,16

(*) Pista di approfondimento (nel mio blog "Diario di un monaco"):
Questione di virgole

Vedi nel glossario le voci:
"Escatologia attuale" 
"Vita" 
"Vita eterna" 

Ulteriori piste di approfondimento (nel mio blog "Diario di un monaco") :
Il "ponte" con l'Oriente
L'Aldilà... nell'aldiquà

P.S. bis - Riguardo al concetto universale di salvezza riscontrabile in questo Vangelo, vedi anche le letture di:
- Gv 1,9 (vedi l'approfondimento "Il Logos che illumina ogni uomo")
- Gv 1,12
- Gv 3,36
- Gv 17,3