« Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena.»
Giovanni Battista utilizza qui l'immagine nuziale, che nella tradizione profetica è già stata più volte applicata ai rapporti tra Dio ed Israele (per esempio, i profeti definiscono sovente il popolo come: “la sposa di Dio”).
Adesso, a seguito del fatto che il “Verbo si fece carne” (Gv 1,14), il popolo di Israele deve essere pronto per il “matrimonio” nuovo ed eterno (la nuova Alleanza) con lo sposo, cioè con Gesù il quale, essendo inviato da Dio, è colui al quale appartiene la sposa, cioè il popolo di Israele.
Facendo riferimento a questa immagine matrimoniale, il Battista presenta sé stesso nel ruolo di amico dello sposo, cioè come colui che, secondo le usanze giudaiche dell'epoca, teneva i contatti tra i fidanzati riguardo ai preparativi delle nozze, fino al momento di condurre la sposa a suo marito.
Giovanni nega dunque di essere lui lo sposo della nuova Alleanza ed anzi, in quanto suo amico, lui esulta di gioia alla voce dello sposo.
Questa espressione, la "voce dello sposo", allude al grido di giubilo dello sposo che aveva trovato vergine la sua sposa e che indicava all'amico, in attesa nei pressi della camera nuziale, il buon esito del matrimonio.
Il Battista fa dunque riferimento a questa immagine nuziale per significare, metaforicamente, la gioia che egli condivide con Gesù... e per rimarcare che a lui compete unicamente questo ruolo: essere l' amico che gioisce per lo sposo.
Infatti, Giovanni dice anche "ora questa mia gioia è piena", così come “piena” sarà la gioia che Gesù (Cfr. Gv 17,13) prometterà ai suoi discepoli. (Cfr. Gv 15,11; Gv 16,24; Gv 17,13)
Ecco dunque che il Battista... potendo dire che la sua gioia, suscitata dalla presenza di Gesù, è piena... si trova anch'egli nella condizione del perfetto discepolo di Cristo.
Segue: Gv 3,30