Gv 10,2-3

« Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori.»


Il pastore delle pecore, cioè colui che ha effettivamente titolo di guidarle, è colui che entra nell’ovile dalla porta che il guardiano gli apre… e questo guardiano... non chiaramente definito dall’evangelista... può essere inteso allegoricamente come “figura” di Dio stesso, che fa entrare il Pastore-Cristo nell’ovile in cui si trova il gregge-Israele.
Si tratta del pastore che chiama le sue pecore, ciascuna per nome…  laddove l’espressione sue pecore sta ad indicare quei credenti che aderiscono alla parola di Gesù.
Il fatto che queste pecore siano da Lui chiamate ad una ad una per nome… evoca il legame che subito si crea tra il Pastore-Gesù e coloro che Gli credono, e che Lui conduce fuori dal “recinto” dell’istituzione religiosa che li imprigionava*.
In "trasparenza"… risuona il passaggio di Isaia nel quale il Signore dice ad Israele:  “Non temere, perché io ti ho riscattato; ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni!" (Is 43,1).

Segue: Gv 10,4

*P.S. - Se ci si sofferma ad osservare i termini utilizzati dall'evangelista, è possibile rilevare che la frase “conduce fuori” richiama l'espressione “fece uscire” indicante l'uscita del popolo ebraico dall'Egitto, al momento della sua liberazione dalla schiavitù (Es 3,10; 6,27).
Il termine greco aulèn (cfr.Gv 10,1), usato dall'evangelista per indicare il “recinto/ovile” dal quale fuoriescono le pecore, è una parola che solitamente indica un cortile adiacente ad un edificio, e che qui richiama il cortile del Tempio in cui si riunivano gli israeliti. Questa allusione fa filtrare il messaggio di Cristo presentato quale Pastore-liberatore, che fa uscire le pecore che credono in Lui dal recinto religioso nel quale sono state imprigionate.
Questa lettura è “suggerita” anche dal fatto che, come stiamo per vedere, l’evangelista aggiunge poi un’espressione... “spinto fuori” (cfr.Gv 10,4)... per la quale utilizza lo stesso verbo greco (ekbállein) da lui usato in occasione dell'espulsione dell'ex-cieco dalla Sinagoga (Gv 9,34).