« Sebbene avesse compiuto segni così grandi davanti a loro, non credevano in lui;»
Siamo ormai giunti alla fine del cosiddetto “Libro dei Segni”*, ovvero di quella parte del Vangelo in cui sono narrate le “opere” che il Padre ha dato a Gesù di compiere (Cfr. Gv 5,36), e che danno testimonianza di Lui in quanto Inviato di Dio (Cfr. Gv 10,25).
Nonostante Gesù avesse compiuto segni così grandi davanti a loro, l'evangelista rileva che i Giudei permangono nell'incredulità e, in questo modo, si ripresenta una situazione analoga a quella narrata nel Libro del Deuteronomio quando Mosè, poco prima di morire, constata l'incredulità del popolo nonostante “le prove grandiose che i tuoi occhi hanno visto, i segni e i grandi prodigi” (Deut 29,2).
Evidentemente la fede che, in vari frangenti, i segni compiuti da Gesù sembravano aver suscitato nel popolo (Gv 2,23; 7,31; 8,30; 10,42; 11,45; 12,11)... alla prova dei fatti si è poi rivelata una fede ancora immatura, non “consolidata” con un'adeguata presa di coscienza interiore.
Per cogliere pienamente il significato di questi segni, non era infatti sufficiente percepire visivamente le azioni miracolose di Gesù... né beneficiarne degli effetti... ma bisognava anche accogliere e comprendere i suoi discorsi di rivelazione.
Solo completando questo percorso interiore sarebbe stato possibile comprendere l'identità di Colui che, operando quei segni, stava dimostrando di essere il Cristo, il Figlio unigenito rivelatore del Padre.
Segue: Gv 12,38
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