« I discepoli si guardavano l'un l'altro, non sapendo bene di chi parlasse.
Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù.»
Dopo aver fatto cenno al disorientamento dei discepoli, che non sapevano di chi (Gesù) parlasse, Gv nomina qui per la prima volta una figura caratteristica di questo suo Vangelo, “il discepolo che Gesù amava”*, che riapparirà anche più avanti durante la passione e la risurrezione di Cristo (Cfr. Gv 19,26; Gv 20,2; Gv 21,7.20.24).
Scrivendo che questo discepolo si trovava a tavola al fianco di Gesù, l'evangelista utilizza un'espressione greca (en tō kolpō) che più precisamente significa “nel seno di Gesù”, replicando così quella che si trova in conclusione del prologo: “il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno (eis ton kolpon) del Padre” (Cfr. Gv 1,18).
Pertanto, Gv ci sta dando anche un ulteriore messaggio:
Allo stesso modo in cui il Figlio sta nel seno del Padre… il discepolo che Gesù amava sta nel seno di Gesù, a significare che lui rappresenta anche il discepolo ideale, perfettamente unito al suo Maestro... che si contrappone al
discepolo traditore al quale Gesù ha appena fatto riferimento (Cfr. Gv 13,21).
Segue: Gv 13,24
* Vedi nel Glossario la voce “Discepolo che Gesù amava”