« Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando.»
Per la prima volta in questo Vangelo, Gesù si rivolge ai suoi discepoli con l'espressione “miei amici”, ma subito dopo dice loro che questa amicizia è vincolata ad una condizione: se fate ciò che io vi comando.
Assodato che l'oggetto di questo comando è il suo “comandamento dell'amore” (Cfr. Gv 13,34; Gv 15,12)... a prima vista può apparire strano che Gesù parli qui di amicizia in un modo da farla sembrare forzata, ponendola... per l'appunto... in relazione all'esecuzione di un suo comando.
Per capire queste sue parole, bisogna ascendere al piano spirituale indicato da questi discorsi di addio, incentrati sul concetto della reciproca immanenza* tra il Maestro e i suoi discepoli:
Con questo insegnamento Gesù esorta coloro che Lo stanno ascoltando a non essere tanto dei “servitori” di Dio, in un rapporto di subordinazione con Lui (cfr. Gv 15,15)... quanto invece ad essere degli amici che, in quanto tali, instaurano con il Figlio (e attraverso di Lui con il Padre) un rapporto di amore... all'interno del quale il rispetto del comandamento dell'amore dato dal Figlio diventa una naturale conseguenza.
Osservare il comandamento dell'amore significa dunque amare Gesù, e quindi amare il prossimo dell'amore di cui Lui ci ama.
Viceversa, non osservare il comandamento dell'amore significherebbe dimostrare di aver rifiutato la sua offerta di amicizia.
Segue: Gv 15,15
* Vedi la voce "Inabitazione" nel Glossario