« Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.»
Gesù ribadisce qui ai discepoli quanto ha già detto in precedenza (Cfr. Gv 15,12), e dà a loro il comando di amarsi gli uni gli altri.
In questo modo, il discorso da Lui iniziato con il monito rivolto ai discepoli affinché restino in Lui così da “portare frutto” (Cfr. Gv 15,1-8), giunge adesso al suo culmine:
I discepoli sono infatti ulteriormente esortati a praticare quel “comandamento dell'amore” (Cfr. Gv 13,34) che costituisce l' “emblema” della comunità cristiana, in conformità al modello cristologico che può essere riassunto in questi termini:
Così come il Padre ama il Figlio, e il Figlio ama il Padre... il Figlio ama i discepoli... e loro, in quanto suoi “amici” (Cfr. Gv 15,14), sono chiamati a fare altrettanto, amandosi gli uni gli altri.
E' in questo modo che l'espressione “portare frutto”, più volte ripetuta nel corso del “discorso della vigna” (Gv 15,1-8), viene chiarita nel suo significato... di “amare come Gesù ama” (Cfr. Gv 15,12)... esprimendo cioè un amore che, oltre ad essere rivolto fraternamente verso gli altri membri della comunità cristiana (Gv 15,12.17), non può esimersi dall'andare anche verso coloro che si trovano all'esterno della stessa comunità, come fanno capire le parole poc'anzi pronunciate da Gesù: “vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto” (Gv 15,16).
Coloro che non recepiscono questa esortazione sono i “tralci” che non portano frutto e che, pertanto, sono “tagliati” (Gv 15,2) dal Padre.
Segue: I discepoli e il mondo (Gv 15,18-27)