« E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato.»
Dopo averci detto che la sua “testimonianza è vera” perché Lui sa “da dove è venuto e dove va” (Gv 8,14), nel senso che le sue parole sono frutto della sua origine e meta divine... Gesù ci dice adesso che un ulteriore criterio di veridicità della sua testimonianza è costituito dal fatto che Lui non è mai solo ed è sempre con il Padre, del quale manifesta la volontà in quanto suo Verbo.
Proprio a motivo di questa sua costante comunione con il Padre, il suo giudizio è vero... e questa sua affermazione puo apparire adesso contraddittoria, ricordando come Lui abbia detto poc'anzi di non essere venuto per giudicare alcun essere umano (Gv 8,15).
Ovviamente la contraddizione non esiste... perché il giudizio di cui Gesù sta parlando va inteso nel senso che già abbiamo visto in precedenza (cfr.Gv 3,17s.; 5,21s.)... ovvero come il giudizio suscitato dalla sua presenza nei confronti di coloro che, di fatto, si auto-giudicano nel momento in cui non credono alla testimonianza che Lui dà del Padre, e dunque alla sua rivelazione di salvezza.
Sono pertanto queste persone incredule che si auto-condannano di fronte al Verbo divino il quale, a quel punto, diventa inevitabilmente “giudice” su di loro (cfr.Gv 12,48).
Segue: Gv 8,17-18