« E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera:
Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me".»
Gesù torna qui a far riferimento ad un tradizionale principio giudaico di cui già aveva parlato (cfr.Gv 5,31s) in precedenza: secondo la Legge sono necessarie due persone per rendere valida una testimonianza (Deut.17,6; 9,15).
In questo modo, Lui adotta lo stesso linguaggio dei suoi interlocutori Farisei... ma lo fa per smentire definitivamente la loro obiezione (cfr.Gv 8,13) :
Oltre infatti alla testimonianza data da Sé stesso, c'è anche il Padre che mi ha mandato - dice Gesù - (che) dà testimonianza di me... e sono pertanto due i soggetti che conferiscono veridicità alla sua testimonianza: Gesù stesso ed il Padre, che è “con lui” (cfr.Gv 8,29; Gv 16,32)... ed “in lui” (cfr.Gv 10,38).
Da questa prospettiva, la richiesta dei Farisei è formalmente esaudita, ma non certo in una maniera che sia per loro soddisfacente... visto che il secondo testimone, il Padre, è reale per Gesù ma non per loro... dal momento che sono "refrattari" alla sua rivelazione.
Così, questi suoi interlocutori insistono ad “interrogatorLo” (cfr.Gv 8,19).
Segue: Gv 8,19