« Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.»
Il tempio (Gv scrive in greco “hierō”) di Gerusalemme era una costruzione molto grande, con un perimetro di circa 1,5 km, al cui interno si trovava il “santuario” propriamente detto, per indicare il quale Gv utilizzerà il vocabolo greco “naόs” (Gv 2,19.20.21).
Nell'area del tempio esterna al santuario, nel cosiddetto “atrio dei gentili”, si trovavano coloro che cambiavano la moneta richiesta per le offerte e per l'acquisto degli animali sacrificali venduti in quel luogo.
Questo cambio di valuta si rendeva necessario perché le offerte potevano essere corrisposte soltanto con la moneta antica, ovvero con il “siclo di Tiro” (chiamato nei Vangeli “statere” o “didrammo”), e non con i denari romani, che all'epoca erano di uso corrente in Palestina.
Come stiamo per vedere, Gesù non indirizza la sua azione verso i compratori, ma soltanto verso la gente che vendeva e... tra gli animali oggetto di queste vendite... oltre alle colombe già nominate dai Sinottici, Gv narra che c'erano anche buoi e pecore.
Appaiono dunque ancor più richiamate... simbolicamente... le pratiche sacrificali che l'intervento di Gesù sta per “scacciare” dal Tempio (Cf. Gv 2,15).
Segue: Gv 2,15