Il carattere spiccatamente teologico del quarto Vangelo, nonché il suo marcato simbolismo, in passato ha indotto molti esegeti a sollevare svariate obiezioni riguardo alla veridicità storica della narrazione di Giovanni.
Soprattutto negli ultimi decenni questa tendenza è stata invece sovvertita, via via che all'interno della comunità internazionale degli studiosi è stata messa in evidenza l'effettiva qualità dei dati storici, topografici ed anche narrativi riportati dal quarto evangelista.
Tra questi ultimi si colloca il fatto raccontato dai versetti nei quali ora ci troviamo (Gv 3,22-24), ovvero quella fase battezzatrice del ministero di Gesù della quale i Sinottici non fanno invece alcun cenno.
Alla verosimiglianza di questo episodio concorrono vari fattori, compresa la considerazione che se non fosse effettivamente accaduto, l'evangelista si sarebbe inspiegabilmente “inventato” un episodio in contraddizione con la linea della sua narrazione, tesa ad esaltare la divinità di Gesù e non certo a sminuire la Sua figura... come potrebbe invece sembrare dal fatto che Gesù abbia temporaneamente celebrato il rito già celebrato dal suo “Precursore”.
In questa prospettiva, il successivo “ridimensionamento” testuale che incontreremo tra poco... “sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli” (Gv.4,2) può venir considerato come una rettifica apportata a posteriori da una mano diversa rispetto a quella che si è occupata della stesura iniziale del testo.
E' peraltro significativo osservare come questa “mano rettificatrice” non abbia potuto giungere al punto di cancellare il passaggio di Gv 3,22 e dunque... questo episodio dell'attività battezzatrice di Gesù, del tutto attendibile storicamente, ci trasmette un tratto significativo della sua umanità.
Segue: Gv 3,23