« Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi.»
A differenza del Gesù sinottico (Mc 12,31; Mt 22,39; Cfr. Lv 19,18) che invita ad amare il prossimo come se stessi, in questo Vangelo Gesù annuncia un principio spirituale ancora più alto, invitando i suoi discepoli ad amarsi gli uni gli altri, come io ho amato voi.
Come già aveva fatto in precedenza, Gesù ribadisce infatti che il suo “comandamento nuovo” (Gv 13,34) dell'amore ha quale modello il “come” Lui ha amato i discepoli... cioè quell'amore che tra poco Egli esprimerà con la suprema donazione di Sé, sulla croce.
Questa comparazione è dunque protesa verso una dimensione di infinito che sostituisce l'umana “equivalenza” tra l'amore dato al prossimo e quello dato a sé stessi.
Detto in altri termini, Gesù chiama adesso i suoi discepoli a dimostrarsi veramente tali, elevandosi alla sublime capacità di amare gli altri alla maniera divina, senza limiti.
Il fatto che Gesù presenti questo amore come “il mio comandamento”, non va ovviamente inteso nel senso di una legge imposta, cioè di un obbligo che, in quanto tale, non si concilierebbe con l'insopprimibile libertà dell'amore.
Si tratta, invece, di un appello a quella “radicalità” d'amore nella quale sono chiamati ad impegnarsi i suoi amici (Gv 15,14)... e di cui, per esempio, può essere capace un genitore nei confronti di un figlio.
E' questo l'amore del quale Gesù invita i suoi discepoli a farsi interpreti, senza limitarlo però al “recinto” della consanguineità biologica, bensì estendendolo indistintamente al prossimo.
Segue: Gv 15,13
P.S. - L'accezione del termine comandamento qui usato da Gesù, è evidentemente diversa dai “comandamenti” di Mosè e... proprio parlando di mio comandamento... il Cristo sottolinea questa diversità.
Per esprimere il fraterno amore di donazione che è oggetto di tale comandamento, l'evangelista usa il verbo agapán (amare) e il sostantivo agápe (amore)... che è dunque la peculiare “norma” della comunità cristiana... il vessillo morale dei discepoli di Cristo... la sola “prova” che possa dimostrare la presenza, negli stessi discepoli, dell'amore ricevuto da Gesù.