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Gesù raggiunge i discepoli camminando sul mare (Gv 6,16-21)

Questo celebre episodio, presente anche nella tradizione Sinottica (Mt 14,22-23; Mc 6,45-52), si inserisce in modo apparentemente strano in questo 6° capitolo nel quale... dopo il miracolo della “moltiplicazione dei pani” (Gv 6,1-15)... la continuazione più “naturale” potrebbe sembrare quella del discorso di Gesù in quanto “pane della vita” (6,35).
Questa “stranezza” cessa di essere tale se si osserva il racconto di Gesù “che camminava sul mare” non come un fatto prodigioso volto a salvare i discepoli, bensì... ancor di più... come una “epifania” della sua divina sovranità, manifestata dalla frase che questa edizione biblica traduce “Sono io” (Gv 6,20) … ma che Gv scrive in greco Egō eimi... cioè “Io sono”*.

Gv 6,16-17

« Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare,
salirono in barca e si avviarono verso l'altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio, e Gesù non li aveva ancora raggiunti.»


Dopo averci detto che Gesù si era ritirato “sul monte, lui da solo” (Gv 6,15), Gv introduce adesso una nuova scena che inizia la sera, quando i discepoli scesero al mare.
Essendosi trovati separati dal loro Maestro, loro si sono imbarcati in direzione di Cafarnao, e la successiva precisazione dell'evangelista, ovvero che quando Era ormai buio... Gesù non li aveva ancora raggiunti, sottolinea come si trovassero nell'attesa del suo ritorno.

Gv 6,18

« Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.»

La difficoltà interiore dei discepoli di fronte al prolungarsi dell'attesa di Gesù, viene ulteriormente messa in risalto dal fatto che il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
A differenza della tradizione Sinottica, che racconta come “il vento cessò” (Mc 6,51) quando Gesù salì sulla barca... qui l'evangelista non nominerà più questa burrasca, perché evidentemente la sua intenzione non è mirata a raccontare il miracoloso salvataggio dei discepoli.

Gv 6,19

« Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.»

Descrivendo questa scena, l'evangelista pone in primo piano l'avvicinarsi di Gesù.
Si tratta, evidentemente, della manifestazione della sua realtà sovrannaturale, che Gli permette di trascendere le leggi fisiche della natura e di mostrarsi in un diverso modo di presenza, che è reale pur non essendo più quello puramente fisico.

Gv 6,20

« Ma egli disse loro: "Sono io*, non abbiate paura".»

Gli unici testimoni del segno straordinario di Gesù che “camminava sul mare” sono i discepoli, ai quali Lui vuol far comprendere di essere molto più del “Profeta” (Dt 18,15) annunciato sin dai tempi di Mosè ed anche molto più del re messianico che la folla poteva aspettarsi (Cfr. Gv 6,14-15).

Gv 6,21

« Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.»

Mentre nella tradizione sinottica la salita di Gesù sulla barca dei discepoli determina l'immediato acquietarsi del vento (cfr. Mc 6,51)... in questo Vangelo i discepoli vogliono prenderlo sulla barca... ma Gesù non vi sale, e non viene fatto cenno al vento che si calma.
Il fatto soprannaturale qui narrato... è che subito la barca toccò la riva, con un repentino annullamento del tempo e dello spazio del tragitto.