« Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me.»
I discepoli, che sono già “puri” per la parola detta loro da Gesù (Cfr. Gv 15,3), possono dare frutti abbondanti, purché rispettino la condizione che il Maestro adesso proclama : Rimanete in me.
Mentre infatti è stata l'iniziativa divina manifestatasi nella sua Parola a rendere puri i discepoli... ora spetta a loro usare la propria umana libertà per “rimanere” in Lui.
Se così non fosse, allontanandosi da Gesù essi non potrebbero ricevere alcun nutrimento, ed in quel caso diventerebbero come il tralcio reciso, che non può portare frutto da se stesso.
Segue: Gv 15,5
P.S. - L'espressione greca usata dall'evangelista in apertura di questo versetto, meinate en, utilizza un verbo caratteristico di questo Vangelo... che in questo passaggio (Cfr. Gv 15,4-8) è utilizzato da Gv per 7 volte (un numero che simboleggia la pienezza).
Questo “rimanere” (o, ancor più correttamente, "dimorare") assume qui il significato di “aderire fedelmente” a Cristo nell’espressione di un amore di servizio rivolto ai propri fratelli: è questa la condizione dei “tralci-credenti”, i quali portano frutto non per un loro merito, bensì per il fatto che... “dimorando” in Cristo… fanno sì che anch’Egli "dimori" in loro*.
* Vedi il termine "Inabitazione" nel Glossario