« Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.»
Senza fare minimamente cenno a quale sia stata la reazione di Pietro davanti all’assenza del corpo di Gesù, l'evangelista ci dice adesso che "l’altro discepolo… vide e credette" per cui - ci dice Gv - è il “discepolo che Gesù amava” a compiere il primo atto di fede nella risurrezione di Cristo.
Questo suo credere... che si esprime senza neanche aver bisogno di vedere fisicamente il Risorto... costituisce l'ideale modello di fede per i cristiani futuri, secondo il principio spirituale che lo stesso Risorto sottolineerà tra poco alla comunità dei discepoli: “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” (Gv 20,29).
A differenza di Pietro, che ha adoperato soltanto la “vista” fisica e si è pertanto limitato a constatare la disposizione ordinata dei teli... il discepolo che Gesù amava ha utilizzato la sua “vista” interiore, guidata dallo Spirito, ed è per questo che lui ha potuto giungere al suo esemplare atto di fede dopo aver gettato un semplice sguardo all’interno del sepolcro.
Essendo colui che più degli altri discepoli ha saputo sperimentare l’amore, il discepolo che Gesù amava è dunque il primo a fare un’esperienza vitale capace di uscire dal "cono d'ombra" della morte fisica...
Ciò è accaduto perché la pienezza del suo amore per il Maestro ha permesso ai suoi “occhi” interiori di attribuire il valore di “segno” alle “tracce” riscontrate nel sepolcro e... conseguentemente... di accogliere la Luce della verità che lo ha portato a “vedere” la Risurrezione, la Vita divina senza fine.
Segue: Gv 20,9-10
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