« Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?".»
L'evangelista narra la scandalizzata reazione dei Giudei... che prende forma nella domanda... “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”.
Come già era successo in precedenza (cfr. lettura di Gv 6,42), quando si erano riferiti alle parole di Gesù operando una imprecisa “fusione”... anche i questo caso i suoi ascoltatori riportano le sue parole in modo impreciso, omettendo il termine “pane” che invece Lui aveva usato (cfr. Gv 6,51).
In questo modo, la loro contestazione si “concentra” sulla sua promessa di far dono della sua carne “per la vita del mondo” (Gv 6,51)... ovvero sull'annuncio della sua salvifica autoimmolazione sulla croce.
Per loro è infatti inconcepibile che “la vita del mondo”, cioè la salvezza, possa provenire da un uomo... com'è ai loro occhi Gesù... anziché da Dio.
Segue: “Gv 6,53-58 (Nota esegetica)”
(Per continuare con il testo del Vangelo: Gv 6,53)
* Vedi nel glossario le voci:
"Vita"
"Vita eterna"
Due piani di lettura
Una pausa di riflessione è qui suggerita dalla parola che gli interlocutori di Gesù hanno omesso... “pane”... che in questo discorso di Cafarnao è stata finora usata in senso metaforico, quale simbolo del dono vivificante di Dio, di cui è possibile “nutrirsi” credendo in Gesù.
Fin qui abbiamo infatti sentito Gesù dire che “Mangiando” il “Pane della vita” (Gv 6,35) che Lui è, fino ad “assimilare” la sua Vita divina... il credente può anch'egli partecipare di questa cristica perfezione, ottenendo il dono della “Vita eterna”.
A questo livello di lettura, l'obiezione sollevata in questo versetto dai Giudei non va compresa come una loro reazione scandalizzata all'idea che Gesù stia adesso parlando di mangiare materialmente la sua carne... quanto invece come un loro rifiuto dell'idea che dall'offerta della sua carne, cioè dall'annuncio della sua volontà di autoimmolazione “per la vita del mondo” (cfr. Gv 6,51), possa scaturire una salvezza addirittura universale.
Nella loro mentalità giudaica la salvezza può infatti provenire solo da Dio, e non dalla donazione di sé di un uomo quale Gesù per loro continua ad essere (cfr. Gv 6,42).
Però, il fatto che nel versetto in cui ci troviamo i Giudei pongano un interrogativo nel quale omettono la parola “pane”... è una particolarità che può indicare al lettore del Vangelo anche un altro piano di lettura... nel quale questa omissione viene intesa come un indice dell'equivoco in cui questi Giudei sono caduti, fraintendendo le parole di Gesù in un senso esteriore e materiale... ed esprimendo così un'accusa di “antropofagia”, che fu tra quelle storicamente formulate contro il rito dell'eucarestia celebrato dai cristiani.
Infatti... questa “evidenziazione” del termine carne introduce ad una sezione del Vangelo (Gv 6,53-58) di marcato “sapore” eucaristico... che non può peraltro essere affrontata senza tener conto degli aspetti riepilogati nel post “Gv 6,53-58 (Nota esegetica)”.
(Se questo argomento, vedi anche: La "questione eucaristica" in Gv 6,59)