Gv 4,54

« Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.»

Il fatto che Gv definisca questa guarigione a distanza come il secondo segno, dopo “l'inizio dei segni” avvenuto a Cana (Cfr. Gv 2,11), indica che in questa sua enumerazione lui sceglie di non conteggiare altri segni nel frattempo compiuti da Gesù (Cfr. Gv 2,23; Gv 4,45)... e le ragioni di questa omissione sono evidentemente da ricondurre al messaggio che Gv vuole mettere in evidenza (Cfr.Gv 20,31).
Al di là di ciò, con l'episodio che ha visto come protagonista il funzionario del re l'evangelista chiude la parte del suo Vangelo nella quale i segni hanno avuto la funzione di presentare Gesù in quanto Messia... e di suscitare una iniziale adesione a Lui.
Da qui in avanti, il cosiddetto “Libro dei segni”* (Gv Cap. 1-12) continua con la narrazione delle “opere” di Gesù, finalizzate a rivelare la Sua identità in quanto Uno con il Padre.

Segue: Guarigione di un infermo alla piscina di Betzatà (Gv 5,1-18)

* (Vedi il termine "Segno" nel Glossario )
 
Tre "personaggi"
(Approfondimento)
Gettando uno sguardo riassuntivo sull'intero 4° capitolo di questo Vangelo, possiamo ora confrontare il modo in cui i due personaggi principali hanno reagito all'incontro con Gesù.
Innanzitutto abbiamo conosciuto la Samaritana la quale... dopo aver sperimentato l'inspiegabile conoscenza che Gesù ha della sua vita passata... si rende conto che Lui è un profeta (Gv.4,19).
Pertanto, accogliendo con fiducia la rivelazione che Gesù le ha fatto della propria identità (Gv 4,25-26)...  questa donna ne da' testimonianza alla gente del suo villaggio.
E' qui significativo il fatto che Gv le attribuisca l'espressione “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto” (4,29) … richiamando il “venite e vedrete” (Gv.1,39) rivolto da Gesù ai primi discepoli:
In questa prospettiva, la Samaritana appare dunque ricoprire la parte femminile del ruolo che, dal "versante" maschile, è stato ricoperto da Giovanni Battista in quanto primo testimone di Cristo (Gv.l,29-34)... e la sua testimonianza è talmente efficace da far sì che molti nel suo villaggio le credano (Gv.4,39).
Tenendo conto che lei vive in una condizione socialmente riprovevole (Cfr. Gv 4,18) il successo della sua testimonianza diventa particolarmente rilevante... e lo è ancor di più se confrontato con la reazione deludente manifestata all'incontro con Gesù da parte del colto e socialmente stimato Nicodèmo, rappresentante di quell'istituzione religiosa che oltretutto considerava i Samaritani degli eretici.
In “trasparenza”, la vicenda della Samaritana si presta pertanto a rappresentare uno degli aspetti tipici dell'esistenza terrena di Gesù, che viene capito ed accettato più da chi è religiosamente emarginato... che dalle persone “perbene”.
Dopo la donna samaritana, il secondo personaggio che manifesta la fede in Gesù è il funzionario del re il quale, vista la carica ricoperta, viene tradizionalmente considerato dalla maggior parte degli esegeti un “pagano” (pur se Gv non lo afferma espressamente) ed è dunque solitamente inteso anch'egli tra coloro che sono emarginati dalla religione ufficiale.
Da questo punto di vista... se torniamo a prendere in considerazione anche il 3° capitolo possiamo osservare che l'evangelista ci ha presentato in successione tre personaggi-tipo, la cui “caratura” religiosa è inversamente proporzionale alla fede manifestata:
Nicodèmo rappresenta l'ebreo osservante il quale, pur sapendo dei “segni” compiuti da Gesù (Cfr. Gv 3,2), “scompare” dal racconto senza aver professato la sua fede in ciò che Lui gli dice (Cfr. Gv 3,1-11)...
La donna samaritana rappresenta l'ebrea eretica che, suscitata alla fede grazie al segno costituito dalla chiaroveggenza di Gesù riguardo alla sua vita, ne da' poi testimonianza ai suoi compaesani (Cfr. Gv 4,1-42)... 
Il funzionario del re rappresenta il pagano che, credendo alla parola di Gesù senza aver prima sperimentato un Suo segno, supera la condizione di coloro ai quali lo stesso Gesù si era in precedenza rivolto dicendo: “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete” (Gv 4,48).
Al lettore di questo Vangelo giunge dunque “forte e chiaro” il messaggio che in Cristo la rivelazione divina si rivolge a chiunque... qualunque sia la “classe” religiosa o sociale alla quale si appartiene... e la risposta di fede può giungere da chiunque... anche, se non soprattutto, dai meno “accreditati”.

Al culmine dell' “itinerario” di fede che si è svolto attraverso i tre personaggi sopra citati, è possibile cogliere il significato del secondo segno:
La Parola di Gesù ha il potere di dare la vita (Cfr. Gv 4,50)... e a coloro che credono in questa Parola Lui accorda il dono della vita eterna.


Segue: Guarigione di un infermo alla piscina di Betzatà (Gv 5,1-18)