Gv 5,32

« C'è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.»

Questa affermazione di Gesù è da molti intesa come se l' altro di cui Lui parla fosse Giovanni Battista, che viene infatti espressamente nominato nel prossimo versetto... ma la successiva precisazione “io non ricevo testimonianza da un uomo” (Gv 5,34) rende questa lettura impraticabile.
Dicendo c'è un altro che dà testimonianza di me, Gesù si riferisce invece all'Eterno Padre, che in questo brano (cfr. Gv 5,31-37) rimane inizialmente "nascosto", per comparire con un'evidenza via via crescente fino al punto in cui viene esplicitamente nominato (Gv 5,36-37).
E' infatti Lui il supremo testimone che fornisce a Gesù la testimonianza alla quale nessun essere umano può eccepire... e questa testimonianza è stata fornita da Dio anche attraverso la missione del Battista (cfr. Gv 5,33) che Lui ha mandato... come pure attraverso le opere (cfr. Gv 5,36) che Lui ha dato a Gesù di compiere.  
E' dunque riferendosi al Padre che lo stesso Gesù aggiunge e so che la testimonianza che egli dà di me è vera... ovvero assolutamente probante perché incontestabilmente valida.
La precisazione e so a prima vista può anche sembrare un “dettaglio” secondario... mentre invece il fatto che Gesù la pronunci ha il significato di mettere in evidenza come la decisiva testimonianza di Dio sia nota a Lui... ma non ai Giudei che Lo stanno ascoltando:
Il fatto che questi non riconoscano la testimonianza che il Padre rende a Gesù, è la ragione della loro perdurante incredulità (cfr. Gv 8,19-27) alle Sue parole.

Segue: Gv 5,33