Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota* perché porti più frutto.
Il fulcro di questo brano è rappresentato dall'espressione “portare frutto”, che viene ripetuta per un numero di volte… sette... che sta ad indicare la pienezza.
L’agricoltore-Padre vuole che la “vigna” porti sempre più frutto, ed è per questo motivo che Lui “taglia… ogni tralcio che in me (Gesù) non porta frutto”... cioè toglie quei membri che fanno parte della “vigna” dei credenti ma non fruttificano… perché “succhiano” il nutrimento dalla "Vite-Cristo" senza trasmettere al prossimo la vita da Lui ricevuta.
In altri termini, Gesù qui dice che quanti non trasformano l’amore ricevuto in amore donato al prossimo, vengono “tagliati” dal Padre perché... pensando egoisticamente al proprio interesse... essi sono di intralcio al flusso continuo della vita divina: dal Padre al Figlio, dal Figlio al credente e dal credente al suo prossimo.
E’ al Padre che spetta il compito di prendersi cura di ogni tralcio che porta frutto, cioè di ogni credente che, nutrendosi della linfa vitale, poi è anche capace di farsene strumento.
Le varie edizioni bibliche generalmente scrivono che ognuno di questi tralci fruttiferi il Padre lo pota*... ma, in questo contesto, la parola greca usata dall'evangelista, “kathairei”, ha un significato diverso… ovvero “lo purifica”... a richiamare cioè un'azione che coinvolge la libertà del “tralcio-credente”, la cui purificazione** richiede che egli collabori in questo senso:
Più un discepolo di Cristo sarà capace di emendarsi interiormente, più saprà rispondere con generosità all'amore ricevuto, e per conseguenza ancora più grande sarà l'effusione dello Spirito sopra di lui affinché produca ancora più frutto, in un dinamismo incessante che risveglia pienamente in lui la dignità di “figlio di Dio” (Gv 1,12).
Segue: Gv 15,3
** Vedi nel blog “Diario di un monaco” i post:
"Spremitura... e fermentazione"
"Karmicamente"
P.S. - La stessa radice (kath) designa in greco la “potatura” e la “purità” (cfr. Gv 13,10).