Gv 18,37

« Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re?". Rispose Gesù: "Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce".»

Agli occhi di Pilato, Gesù si sta esprimendo con un linguaggio misterioso, riferito ad una realtà per lui incomprensibile.
Come se neanche prendesse in considerazione le parole che ha appena sentito, il prefetto romano torna a chiedere : “Dunque tu sei re?”.
Diversamente da quanto aveva detto in precedenza (Cfr. Gv 18,33), in questo caso Pilato non connota il termine re con la precisazione “dei Giudei” e... se ci si dispone ad osservare la trama simbolica che Gv sta tessendo in questo suo racconto... è possibile cogliere in questo cambiamento un'allusione al fatto che l'argomento in questione è, in effetti, una sovranità di carattere universale, non più ristretta al solo popolo ebraico.   
Dopo aver risposto “Tu lo dici (che) sono re”, Gesù porta il discorso su quello che è il nucleo della sua divina regalità, dicendo di essere nato e venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità, ovvero per testimoniare la realtà della dimensione divina dalla quale Lui proviene.
Questa sua missione di Rivelatore della verità salvifica, costituisce il cosiddetto kerygma giovanneo, cioè la sintesi dell' “annuncio” contenuto in questo Vangelo (cfr. Gv 3,31-36),    
L'ulteriore affermazione di Gesù “Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”, richiama il precedente passaggio nel quale Lui aveva annunciato ai Giudei la verità (Cfr. Gv 8,40.45), ma loro l'avevano rifiutata dimostrando così di non essere “da Dio” (Cfr. Gv 8,47).
Di fatto, adesso Pilato si trova anch'egli a dover dimostrare fino in fondo se è, o meno, dalla parte della verità.

Segue: Gv 18,38


Gesù-re

Mentre nella tradizione sinottica il titolo di “re” è riferito a Gesù in quanto Messia davidico, o Giudice escatologico... il brano giovanneo in cui ci troviamo afferma che la regalità di Gesù è da intendere in relazione alla sua missione di testimoniare la verità.
Gesù è un testimone senza eguali della realtà di Dio, e del suo amore per l'umanità, perché Lui è il Figlio che attesta ciò che ha direttamente visto e continua a vedere, grazie al suo privilegiato rapporto con il Padre.
La verità alla quale Gesù dà testimonianza, è che Dio è Amore (Cfr. 1 Gv 4,8) e, in quanto tale, Lui “bussa” alla porta dell'umana libertà... in modo che quanti Lo accolgono possano entrare nella sua verità, ascendendo alla condizione divina.
Significativamente, Gesù qui non dice “chiunque ha la verità”, bensì “Chiunque è dalla verità”, perché Lui non sta parlando di coloro che, pensando di “possedere” la verità, la identificano con una certa dottrina... che li porta poi ad escludere da questa pretesa “verità” quanti non la pensano dottrinalmente allo stesso modo.
Ben diversamente, Gesù sta parlando di un “essere nella verità che va inteso come un essere in sintonia con l’amore di Dio per l’umanità, com'è il caso di quanti fanno sì che il bene del prossimo sia l'impegno della loro esistenza.
Già nel discorso con Nicodemo, Gesù aveva messo in contrapposizione chi “fa il male” (Cfr. Gv 3,20) e chi “fa la verità” (Cfr. Gv 3,21)... parlando dunque non di una verità teorica, bensì di una verità esistenziale.
Adesso, nel brano in cui ci troviamo Gesù non dice: “chi ascolta la mia voce poi sarà nella verità”... Lui dice invece che l'essere umano deve innanzitutto essere “dalla verità”... cioè essere dalla parte della verità insita nella propria essenza spirituale, vale a dire l'amore, che porta ad orientare la propria vita al bene del prossimo...
E' così facendo che si diventa ricettivi alla verità espressa dalla voce del Signore, che risveglia sempre più la verità interiore di coloro che sanno ascoltarLa.
Detto in altri termini, il processo di “divinizzazione” di cui Gesù sta parlando non consiste nell'ascoltare la sua Parola per poi mettersi nella verità ma... al contrario... nell'operare innanzitutto la scelta prioritaria di voler accogliere l'Amore e, conseguentemente, di voler essere amore nei confronti del prossimo... altrimenti si ascolterebbe la sua Parola di verità, senza comprenderla.
E' infatti grazie alla scelta fondamentale di voler essere Amore, che si può poi accogliere il divino messaggio con il quale Cristo aiuta chi Gli crede, ad essere in questa verità con pienezza divina.
In definitiva Gesù, il Figlio di Dio, è il Re venuto a sconfiggere il Principe di questo mondo (Gv 12,31) essendo “armato” unicamente della sua fedeltà assoluta alla verità: Dio è Amore, ed “infatti (Dio) ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Cfr. Gv 3,16).
Il solo fine della venuta del Figlio nel mondo è quello di rivelare questa verità sul Padre (Cfr. Gv 1,18) e, per farlo, Gesù fa conoscere la verità su Sé stesso (Cfr. Gv 14,9).
E' in questo senso che Gesù è Re.

Segue: Gv 18,38