Gv 19,11

« Gli rispose Gesù: "Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande".»

Il potere a cui Gesù si riferisce, e del quale Pilato non disporrebbe se non gli fosse stato dato dall'alto, riguarda la decisione di metterlo a morte.
Gesù sottolinea che il potere politico del prefetto romano è in realtà sottoposto ad un potere più alto, che è quello di Dio, Il quale ha già inserito anche l'autorità politica di Pilato all'interno del suo disegno trascendente.
Ciò non significa affatto che la libertà personale di Pilato sia annullata: lui infatti potrebbe anche evitare di agire in ossequio alle sue ragioni di convenienza politica, liberando Gesù e lasciando... in quel caso... che il piano di Dio si compia in altro modo.
Trattandosi pertanto di una decisione che Pilato prende liberamente, lui se ne assume per conseguenza anche le responsabilità.
A tal riguardo, e conoscendo evidentemente in anticipo ciò che il prefetto romano sta per fare, Gesù gli dice: “chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande”.
Il Cristo si riferisce qui alle autorità giudaiche, e in particolare a Caifa (Cfr. Gv 11,51s; 18,14)... pur se ovviamente non può essere dimenticata neppure la responsabilità di Giuda (Cfr. Gv 6,71; 13,2.11.21; 18,2.5).     

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Un equivoco da sfatare...

« Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall'alto »: nel corso dei secoli queste parole che Gesù rivolge a Pilato sono state da molti mal interpretate, come se il Cristo avesse qui affermato l’origine divina di ogni autorità politica.
Questo è infatti il principio che, per esempio, viene affermato qualche decennio dopo da Paolo di Tarso, nel passaggio della Lettera ai Romani dove l'"apostolo dei gentili" scrive: “Non c’è autorità se non da Dio. Quelle che esistono sono stabilite da Dio” (Rm 13,1).
Ben diversamente da una riflessione sull'origine divina del potere politico, il versetto giovanneo nel quale ci troviamo va invece inteso come un richiamo di Gesù al superiore piano di salvezza “orchestrato” dal Padre, al quale va trasferito anche quel potere (in greco exousia) che Pilato invece intende esclusivamente in senso politico.
All'interno del piano trascendente del Padre si colloca pertanto la decisione di Pilato di condannare il Cristo... come pure il fatto che, senza volerlo, il prefetto romano rende testimonianza alla effettiva regalità divina di Gesù, apponendo sulla croce la scritta “Gesù il Nazareno, re dei giudei” (Gv 19,19)... nonostante l'opposizione delle autorità giudaiche (Cfr. Gv 19,21-22).

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