Gv 19,36

« Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso.»

Per ribadire che l'evolversi della situazione rientra nel superiore piano del Padre, l'evangelista scrive che quanto è accaduto costituisce il compimento della Scrittura, e questa sua annotazione può essere intesa in una duplice direzione:
Da un lato essa rinvia ad una norma della Legge mosaica, che si riferisce all'agnello pasquale prescrivendo ai Giudei : “non ne spezzerete alcun osso” (Es 12,46; cfr.Num 9,12).
Senza rendersene conto, i soldati applicano questa norma a Gesù... che già il Battista aveva indicato essere l'agnello di Dio (Gv 1,29-36).
Oltretutto, anche la condanna e la crocifissione di Gesù si sono svolti in contemporanea all'uccisione degli agnelli pasquali nel Tempio di Gerusalemme (Cfr. Gv 18,28; Gv 19,14) per cui... mediante questo insieme di “corrispondenze”... Gv fa emergere l'idea teologica che il Cristo è il “vero agnello pasquale”, non tanto nel senso di vittima sacrificale, bensì nel senso che Lui libera dalla “schiavitù” del male quanti Gli credono, guidandoli verso la “terra promessa” della definitiva salvezza.

Da un altro lato, questa citazione scritturistica può essere ricondotta anche al Giusto sofferente al quale, scrive il salmista, il Signore “custodisce tutte le sue ossa: neppure uno sarà spezzato” (Sal 34,21).
Anche questo passo veterotestamentario del Giusto perseguitato, che sarà infine “riscattato” da Dio, prefigura la vittoria pasquale di Gesù.

Segue: Gv 19,37