Gv 21,22

Gesù gli rispose: "Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi".

Riferendosi al "discepolo che Gesù amava", Pietro ha appena chiesto al Risorto che cosa ne sarà di lui, e Gesù gli risponde dicendogli che la sorte di quel discepolo non è affar suo, e poi gli ripete “Tu seguimi”.
In questo modo, Gesù fa capire a Pietro che la sua unica preoccupazione deve essere quella di seguirLo accettandone tutte le conseguenze, compresa la prospettiva del martirio (Cfr. Gv 21,18)… senza interessarsi riguardo alla sorte diversa riservata all’altro discepolo: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?”.

Segue: Gv 21,23

P.S. - La frase “Finché io venga” è riferita alla Parusia*, cioè la venuta di Gesù alla fine dei tempi, la cui attesa è riscontrabile in numerosi passi del Nuovo Testamento (cfr. 1Cor 11,26; 16,22; Ap 1,7; 22,7.12.17.20).
Il fatto che tale idea non sia peraltro rintracciabile nei capitoli scritti dall’evangelista Giovanni (Capp 1-20), riporta in evidenza ciò che abbiamo già rilevato in apertura di questo 21° capitolo, ovvero che ci troviamo in una sezione del Vangelo che è stata scritta non da Gv, ma da un altro redattore (o da più redattori diversi).
 

Vedi le voci:
- “Il discepolo che Gesù amava”, “Parusia”* (nel Glossario)
- “Paràclito, Parusia e Rivelazione” (nella pagina “Area di sosta”)