Gv 21,23

« Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto.
Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: "Se voglio che rimanga finché io venga, a te che importa?".»

Il redattore smentisce qui una diceria che si era diffusa tra i fratelli (ovvero tra i membri della comunità cristiana giovannea), secondo la quale il discepolo che Gesù amava non sarebbe morto, ma sarebbe invece vissuto fino alla Parusia del Signore.
All’epoca della stesura di questo brano, sul finire del I sec. a.C., la Parusia non si era ancora verificata... ma il discepolo che Gesù amava (dalla maggior parte degli esegeti identificato con l’apostolo Giovanni, autore del Vangelo) era anch’egli morto… per cui si rendeva evidentemente necessario un chiarimento che smorzasse le inquietudini provocate dalla sua scomparsa.
A questo mira la rettifica qui operata dal redattore il quale, dopo aver precisato che la frase di Gesù “se voglio che rimanga in vita” non doveva essere intesa nel senso “che non sarebbe morto”… non spiega peraltro quale fosse il suo autentico significato.
Il versetto successivo induce comunque ad intendere tale frase in un senso spirituale-simbolico, come se il “rimanere in vita” del discepolo che Gesù amava andasse riferito alla immortale testimonianza resa dalle “cose da lui scritte” in questo Vangelo (cfr. Gv 21,24).

Segue: Gv 21,24

Vedi nel Glossario le voci:
“Il discepolo che Gesù amava”
“Parusia”