In questo discorso, che percorre l’intero 15° capitolo e termina all’inizio del 16° (Gv 16,4a), Gesù si presenta come “la vite vera” (Gv 15,1).
Poiché non vi compare nessun riferimento al tema che caratterizza i discorsi di addio, ovvero la prossima dipartita di Gesù al quale farà seguito il suo ritorno, molti studiosi osservano che il “discorso della vigna” potrebbe essere collocato anche in altre parti del Vangelo.
Ciò non toglie che ad esso sia confacente anche questa collocazione, visto che di fatto vengono qui esposti gli ammonimenti contenuti nel precedente discorso d'addio di Gesù, e viene fornita l’indicazione di come essi devono essere applicati alla comunità cristiana, nella quale si perpetua la presenza post-pasquale di Cristo.
Il “discorso della vigna” comprende due parti, focalizzate rispettivamente sull'interno (Gv 15,1-17) e sull'esterno (Gv 15,18-16,4a) della comunità dei credenti:
In particolare, la parte riferita all'interno è incentrata sulla mutua inabitazione del Figlio e dei discepoli, quale comunione necessaria affinché questi ultimi portino un frutto sempre più abbondante.
* Vedi nel Glossario la voce “Inabitazione”
Segue: Gv 15,1
P.S. - In questo capitolo Gesù applica a Sé stesso una tradizionale immagine presente nell'Antico Testamento: la “vite-vigna” (Cfr. Is 5,1ss; 27,2ss; Ez 15,1ss; 17,5ss; Sal 80,8ss).
Mentre però nelle pagine veterotestamentarie la “vigna” designava l'intero Israele, qui essa designa invece Gesù, rappresentando anche l’auspicato rapporto di comunione tra Lui e i discepoli:
Se il tralcio-discepolo rimane attaccato alla vite-Gesù, produrrà infatti tanti grappoli…
Se invece si staccherà… inaridirà senza fruttificare.