Gv 3,12

« Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? »

Gesù pone adesso in evidenza questa differenziazione tra le cose della terra e le cose del cielo, per affermare che se Nicodèmo (e i Giudei che pensano come lui) non credono in ciò che già è stato rivelato, ancor meno potranno credere a ciò che Gesù rivelerà... e che si distaccherà ulteriormente dalle concezioni tradizionali di Israele.
Tra queste cose del cielo di cui Gesù dice "vi parlerò", c'è anche la realtà del Figlio dell'Uomo che fino ad allora nessun essere umano aveva potuto ascoltare nei termini che Lui sta per rivelare nel monologo che inizia nel prossimo versetto (Cf. Gv 3,13-21).
Invece, le cose della terra delle quali Gesù dice "vi ho parlato", riguardano il concetto della “rinascita dallo Spirito” (Gv 3,3.7) nominata in precedenza... e che Nicodèmo avrebbe già dovuto comprendere in quanto Maestro d'Israele (Gv 3,10).

Segue: Gv 3,13

P.S. - Il vero e proprio colloquio con Nicodemo si interrompe qui, con questa domanda di Gesù che attesta lo scetticismo del visitatore notturno... e che rimane senza risposta.
Trarre da qui la conclusione che Nicodèmo rappresenti il Giudaismo incredulo è però una deduzione eccessiva.
Lui esemplifica invece quei Giudei che interpretano le Scritture in un modo ancora vincolato alla mentalità tradizionale, e quindi si trovano in difficoltà ad accogliere questo nuovo rivelatore, Gesù, che si auto-presenta come investito di una autorità proveniente direttamente da Dio.