« Trascorsi due giorni, partì di là per la Galilea.
Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria.»
Al termine della breve “tappa” di soli due giorni passati in mezzo al popolo dei Samaritani, Gesù riprende la strada per la Galilea e... mediante questa nota “di viaggio”... l'evangelista apre la sezione (Gv 4,43-54) nella quale sta per narrarci il “Secondo segno” (Gv 4,54) a Cana.
Ricordando il proverbio che Gesù stesso infatti aveva dichiarato, ovvero il fatto che un profeta non riceve onore nella propria patria, sembra a prima vista che Gv ribadisca il concetto che compare anche nella tradizione sinottica (Mt 13,57; Mc 6,4; Lc 4,24), ovvero che il “galileo” Gesù non troverà favore nella sua patria terrena di Nàzaret.
Senonché... Gv pone questo detto proverbiale in un brano nel quale per ben tre volte (Gv 4,43.47.54) lui nomina questo trasferimento di Gesù dalla Giudea alla Galilea che, come abbiamo visto (Cfr. Gv 4,1), è stato motivato dall'ostilità degli abitanti di Gerusalemme nei Suoi confronti... per cui il contesto, di per sé, suggerisce una lettura diversa da quella sinottica:
Considerando che il luogo in cui si compie il destino messianico di Gesù è Gerusalemme, la “Città di Dio” in cui si trovava il Tempio che Lui stesso aveva definito “la casa del Padre mio” (Gv 2,16)... ecco che la patria nominata in questo detto si può riconoscere in Gerusalemme, dove infatti Gesù "non ha ricevuto onore".
Per questo Lui è partito dalla Giudea per recarsi in Galilea dove, al contrario di quel che è accaduto a Gerusalemme, Lui sta per venire accolto con favore (Cfr. Gv 4,45).
Segue: Gv 4,45