« Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato.»
Nel contesto della folla di malati che giacciono sotto i portici, l'evangelista porta la nostra attenzione su un uomo la cui malattia si protrae da ben trentotto anni.
Mentre nella lettura letterale questa precisazione ha la funzione di dare rilevanza alle “dimensioni” del miracolo che Gesù sta per compiere... nella lettura simbolica il numero trentotto richiama un passo del Deuteronomio, nel quale si racconta che il popolo d'Israele, uscito dall'Egitto, errò per "trentotto anni" (Dt 2,14) nel deserto.
Ci troviamo dunque di fronte ad una cifra che rappresenta l'insuccesso di un'intera generazione, che incontrò la morte (Nm 14,20-33) prima di entrare nella Terra Promessa.
Ecco allora che quest'uomo... che dopo un lungo “errabondare” nel deserto della malattia ha ormai perso la speranza di poter guarire... metaforicamente “incarna” la situazione attuale del suo popolo, che dal punto di vista religioso è come se fosse tornato fuori da quella Terra Promessa in cui storicamente l'aveva fatto entrare Giosuè.
La condizione interiore di “aridità” con la quale il popolo si è ormai ridotto ad adempiere alle innumerevoli pratiche religiose, lo hanno infatti portato ad avere davanti a sé un “orizzonte” di morte... che, simbolicamente, condivide con i progenitori erranti per trentotto anni nel deserto.
Segue: Gv 5,6