Guarigione di un cieco nato (Gv 9,1-41)

Dopo l’8° capitolo - all'interno del quale Gesù si è dichiarato “Luce del mondo” (Gv 8,12) - in questo 9° capitolo l'evangelista narra l'episodio in cui Gesù guarisce miracolosamente il cieco nato.
Al di là del fatto in sé, questo miracolo assume dunque anche un evidente significato simbolico, a “dichiarare” che l'opera di Gesù-Luce del mondo consiste nell' “aprire gli occhi” delle persone che Lo accolgono… donando loro la possibilità di compiere il passaggio esistenziale dalle tenebre, alla luce.
Questa conversione interiore - di cui il cieco guarito è la “figura” - è come “accompagnata” da un “crescendo” di titoli riferiti a Gesù, che sono in successione “l’uomo che si chiama Gesù” (Gv 9,11), “un profeta” (Gv 9,17), “un uomo che viene da Dio” (Cfr. Gv 9,33), “Figlio dell’uomo”  (Gv 9,35), ed infine “Signore”  (Gv 9,38), cioè il termine usato nella versione in greco della Bibbia (detta “dei Settanta”) per tradurre Jahweh, il nome sacro del Dio d'Israele.
Nel momento in cui pronuncia la frase “Credo Signore” (Gv 9,38), l’uomo è infatti giunto alla piena professione di fede in Gesù, e dunque la sua “vista” si è “spalancata” alla “Luce del mondo” (Gv 8,12).
Invece, “alcuni dei farisei” (Gv 9,40-41)… che pretenderebbero di essere la "luce" del popolo... sono in realtà “accecati” proprio dal loro credo dottrinale, a causa del quale non riconoscono l'Opera di Dio che si esprime in Gesù.
Nel corso del capitolo, vedremo sempre più inasprirsi l'incredulità degli oppositori di Gesù, che alla fine si rivelerà essere una vera e propria "cecità" spirituale.
L’incarnazione del Verbo in Gesù ha dunque reso presente il tempo del “giudizio” (Cfr Gv. 3,18 s.), che separa coloro che si riconoscono "ciechi" e, accogliendoLo, vedono... da coloro che credono di vedere e, a causa della presunzione con cui respingono Gesù, diventano ancora più ciechi (Gv. 9,39).

Segue: Gv 9,1

Vedi nel Glossario le voci:
"Giudizio"
"Luce"
"Verbo" (Logos)