Gv 20,25

« Gli dicevano gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo".»

Senza fare cenno a ciò che Gesù ha detto a loro, gli altri discepoli dicono a Tommaso “Abbiamo visto il Signore!”, e la reazione del “gemello” è tutta rivolta a chiedere prove tangibili, che dimostrino la Risurrezione di Gesù.
Il fatto che lui abbia bisogno addirittura di mettere il dito e la mano nelle ferite della crocifissione... fa emergere una diversità rispetto al comportamento del “discepolo amato” il quale, davanti al sepolcro vuoto, aveva “visto e creduto” (Cfr. Gv 20,8).     
Peraltro… come abbiamo rilevato nella lettura di Gv 20,24... la figura di Tommaso è presentata da questo Vangelo con caratteri positivi, per cui questa sua iniziale reazione di incredulità non va qui intesa come se Lui volesse negare la resurrezione di Gesù testimoniata dagli “altri discepoli”, quanto invece nel senso che lui sta semplicemente manifestando la sua umana necessità di una prova tangibile, che assecondi il suo bisogno di credere.

Segue: Gv 20,26

P.S. - Questo passo fa tornare in mente l'episodio del funzionario del re, al quale Gesù aveva detto: “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete” (Gv 4,48).
Anche il bisogno di Tommaso, di fare esperienza diretta del Soprannaturale, si inserisce infatti nella prospettiva di questa fede bisognosa di “segni”, rispetto alla quale Gesù evidenzierà la superiorità della fede di coloro che, pur senza vedere, crederanno (Cfr. Gv 20,29).