Gv 20,26

« Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!".»

Questo versetto inizia con una precisazione… “otto giorni dopo”… che va compresa tenendo conto di come, a quell’epoca, le indicazioni temporali comprendessero sia il giorno iniziale che quello finale.
Per conseguenza, rispetto alla domenica pasquale nella quale il Risorto si è fatto vedere dai discepoli e Tommaso ha manifestato la sua incredulità (Cfr. Gv 20,19-25), “otto giorno dopo” sta ad indicare la domenica successiva.
In questo giorno i discepoli erano di nuovo in casa ma, a differenza di quanto era avvenuto in precedenza, essi non si sono ritirati in quel luogo chiuso a causa del “timore dei Giudei” (Gv 20,19)... perché nel frattempo hanno visto il Risorto ed hanno ricevuto da Lui il dono soprannaturale della pace, grazie al quale hanno sostituito la paura con la gioia.
La ragione di quella loro presenza in casa va pertanto ricondotta ad una loro specifica volontà di riunirsi in quel luogo e, visto che al momento della stesura di questo Vangelo (sul finire del I sec. d.C.) la prassi della celebrazione eucaristica (Cfr. At 20,7) si era già affermata tra i cristiani, viene naturale immaginare l’intento dell’evangelista:
Il fatto che il Risorto stia per far toccare il suo corpo a Tommaso, potrà essere compreso dai lettori di questo Vangelo anche come un richiamo al fatto che pure loro, durante la celebrazione liturgica domenicale, potranno “toccare” il Corpo eucaristico di Cristo.
La circostanza che Gesù venga “a porte chiuse”, sottolinea la soprannaturalità di quella sua presenza, che per la terza volta è annunciata dalla frase “Pace a voi!”.

Segue: Gv 20,27