Gv 20,28

« Gli rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!".»

In risposta alle parole di Gesù, Tommaso proclama quella che è la più grande espressione di fede contenuta in questo Vangelo, dicendo: “Mio Signore e mio Dio!”.
Idealmente, è come se queste parole di Tommaso si riallacciassero alla solenne dichiarazione con la quale Gv ha aperto il Prologo, quando ha scritto che “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” (Gv 1,1):
Ora, in conclusione di questa "traiettoria" terrena del Verbo fattosi carne... anche un discepolo giunge a tale presa di coscienza, affermando a sua volta che Gesù è “Signore” e “Dio”.
Questo è l'atto di fede a cui sono chiamati i discepoli di Cristo, riconoscendo in Lui il vero Dio che, come Inviato del Padre, ha condiviso pienamente anche la nostra umanità.
E’ significativo qui ricordare anche un precedente episodio, nel quale Filippo aveva chiesto a Gesù “Mostraci il Padre e ci basta” (Gv 14,8)... e il Cristo gli aveva risposto “Chi ha visto me ha visto il Padre”.
Tra i discepoli, Tommaso è colui che per primo proclama questa realtà, riconoscendo in Gesù quel Dio che “nessuno ha mai visto” (Gv 1,18; Gv 5,37; Gv 6,46).

Segue: Gv 20,29

Tommaso...

A ben vedere, questo episodio fa risaltare la paradossalità del fatto che proprio Tommaso,  il discepolo che qui esprime la più alta espressione di fede di tutto il Vangelo, sia invece passato alla storia con la denigrante nomea del dubbioso e dell’incredulo.
In fondo, lui non ha fatto altro che chiedere di ripetere l'esperienza che gli altri discepoli avevano già vissuto e... difatti...  Gesù non lo condanna, ma lo invita a superare una mentalità limitata alla sola ragione, sostituendola con una conoscenza superiore, figlia dell'amore e quindi aperta ad una fede capace di andare oltre il pur legittimo dubbio.
Una lettura “tra le righe” di questo episodio permette di individuare la sottostante intenzione dell'evangelista, che è quella di mostrare ai lettori del suo Vangelo come lo stesso Tommaso… che pure aveva dato prova del suo coraggio, dimostrandosi anche disposto ad andare a morire con Gesù (Cfr. Gv 11,16)… abbia palesato uno stato d’animo che, di fatto, era ben noto ai cristiani che vivevano sul finire del I° secolo, i quali si trovavano anch'essi a sperimentare la difficoltà del dover credere... senza aver visto “dal vivo” Gesù.


Segue: Gv 20,29

Piste di approfondimento: “Il ponte con l'Oriente” (Nel mio "Diario di un monaco")