Gv 1,2-3

« Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di tutto ciò che esiste*
*(Vedi la nota esegetica Gv 1,3-4) 

Nella Bibbia è un'originalità di Gv quella di definire la Parola divina con il termine filosofico "Logos"* (Verbo)... mentre non costituisce una novità il fatto che l'evangelista attribuisca al Logos-Verbo questa attività: tutto è stato fatto per mezzo di lui.
Nelle prime righe della Bibbia il racconto della divina creazione è infatti scandito dalla ripetizione della frase “Dio disse”(Gen 1.1-25) e questo concetto... la creazione del mondo avvenuta per mezzo della “Parola” di Dio... compare poi anche in altre pagine dell'Antico Testamento, come per esempio nel Libro della Sapienza quando l'autore scrive “Dio dei padri e Signore di misericordia, che con la tua parola hai fatto l'universo” (Sap.9,1)...
Numerosi brani biblici parlano poi della “Sapienza” di Dio (Prov.8; Ecc.24; Sap.7-9) descrivendola con attributi divini corrispondenti a quelli che saranno propri del Verbo giovanneo: preesistente alla creazione e con-creatrice, discendente in mezzo agli uomini per condurli a Dio, strumento che Dio stesso usa per creare ma che, al contempo, è anche qualcosa di Sè stesso, che procede da Lui.
E' questo il "solco" teologico nel quale si inserisce Gv ... che ci parla dunque di una "creazione" nella quale Dio, “facendo” il tutto, ha fatto esistere al di fuori della propria Sostanza ciò che già era nel Suo Pensiero-Parola sussistente, cioè nel Suo Logos-Verbo che funge così da “mediatore” tra il Dio Eterno e l'universo “creato”.
Il tutto è stato fatto di cui ci parla l'evangelista va pertanto inteso come la trasformazione in realtà dei "progetti" del Padre che, sin dall'Eternità, sono nel Suo Logos divino... al quale compete dunque il compito di rendere manifesta l'esistenza del mondo e, al suo interno, anche l'esistenza dell'essere umano. 
Nella prospettiva di Gv, proprio perché Tutto è stato fatto dal Logos-Cristo non esiste nulla che non sia frutto della volontà di Dio e pertanto... ci dice implicitamente l'evangelista... nulla nella creazione è "cattivo" di per sé ma anzi, il creato stesso ha in sé un valore positivo, in quanto espressione dell'amore di Dio nonché, come vedremo, rivelazione della Sua gloria.

Segue: Gv 1,4

* Vedi il termine "Logos" nel Glossario


"Tutto è stato fatto"
(Approfondimento su Gv 1,3)  

Per osservare un po' più da vicino il "cuore" del 3° versetto di Gv, è necessario tener conto innanzitutto di quanto detto nella  "nota esegetica Gv 1,3-4"...  togliendo dunque la parte che ho evidenziato in rosso in apertura di questa mia pagina.
Il versetto deve pertanto essere scritto :

« Tutto (in greco "Pánta") è stato fatto  (in greco "egeneto") per mezzo di lui (il Logos)... e senza di lui nulla è stato fatto (in greco "egeneto") » (Gv 1,3)

In questa versione "accorciata", corrispondente all'originale intenzione dell'evangelista, le parti sottolineate  richiedono anch'esse un'analisi più approfondita, come quella condotta tra gli altri dal gesuita Dufour (richiamata nella sopracitata nota esegetica Gv 1,3-4) il quale, riguardo a Gv 1,3, evidenzia questi ulteriori aspetti:
Diversamente dalla prassi adottata dagli autori greci di quell'epoca, che scrivevano "tà pánta" per designare l'universo... Gv scrive soltanto il vocabolo “pánta”senza l'articolo, usando cioè un'espressione che sta a significare “ogni cosa”, ma con una sfumatura che orienta l'attenzione ai singoli esseri nella loro individualità e nella loro storia, più che al cosmo nel suo insieme.
Per conseguenza, la frase "per mezzo di lui" si presta ad essere letta cogliendo l'intenzione di Gv di parlarci della mediazione del Logos-Cristo nei confronti degli esseri che fanno parte del cosiddetto “creato”, più che nei confronti del cosmo in senso materiale, al punto che... scrive il gesuita Dufour :
« Se tutto avviene mediante il Logos, significa che tutto mediante lui può prendere senso, perché il Logos, incessantemente “presso Dio”, comunica a tutti gli esseri la propria impronta. Nella loro totalità gli esseri esprimono Dio, perché essi sono tutti “informati” mediante il Logos che è sempre “presso Dio” »
. (X.L.Dufour, "Lettura dell'evangelo secondo Giovanni", Ed. San Paolo 1990, p.87)

Inoltre, un altro "dettaglio" a cui è necessario prestare attenzione riguarda la frase  è stato fatto solitamente usata per tradurre il termine "egeneto" usato da Gv.
L'analisi esegetica mette in luce come il termine egeneto [dal verbo greco gínesthai (essere)] sia un tempo verbale cosiddetto “aoristo” che - contrapponendosi all'imperfetto “era” del Logos che in principio « era presso Dio » (Gv 1,1) - esprime il concetto che « tutto “divenne esistente” per mezzo di lui (il Logos) »...
Tenendo poi conto che l'idea di creazione concepita dalla tradizione giudaica al tempo di Gesù non era limitata al remoto momento della “nascita” del mondo, ma era invece intesa come una creazione costantemente in atto ad opera di Dio... anche questo versetto giovanneo va compreso in un senso dinamico :
L'azione del Logos è infatti costantemente in atto nel tempo che “scorre” in questa nostra dimensione materiale, per cui dalle parole scritte in origine dall'evangelista (cf. Gv 1,3) è possibile evincere il significato: « tutti gli esseri divennero esistenti per mezzo di lui (il Logos)... e senza di lui nulla divenne esistente ».… in un “dinamismo” che è sempre in atto, e che fa sì che sempre nuovi esseri “diventino esistenti” grazie al Logos-Cristo.

Ora... considerando che il concetto della "creazione dal nulla" è estraneo sia alla Torah ebraica che alla logica filosofica greca [vedi il mio post “in principio” (nel blog "Diario di un monaco")]... e considerando che di questo concetto negli altri Vangeli non c'è traccia... coloro che interpretano l'espressione di Gv "tutto è stato fatto" (e7o “tutti gli esseri divennero esistenti”) come se si trattasse di una "creazione dal nulla"... lo fanno a fronte di una loro specifica scelta teologica-confessionale.

Sul piano letterale, le parole di Gv 1,3 si prestano invece ad essere lette nel senso biblico di “creazione” come compare nella Genesi, dove si parla di un intervento divino compiuto non a partire dal "nulla"... bensì a partire da una preesistente materia informe e caotica... sulla quale “plana” lo spirito di Dio (Ruah) che progressivamente comincia quell'opera di “trasformazione” definita per 7 volte con il verbo bara' (che è traducibile con “creare”, ma nel senso di "trasformare" una materia “grezza” preesistente)... al termine della quale "diventa esistente" il "creato" (cosmo) con gli esseri viventi che lo popolano.

Infatti... è in questa direzione che si orienta la lettura di Gv 1,3 compiuta per esempio da uno dei “giganti” del cristianesimo dei primi tre secoli, il celebre teologo Origene, che poi leggeva la seconda parte di questo versetto giovanneo interpretando il termine "nulla" (in greco "oude hen") scritto dall'evangelista, come equivalente all'espressione ebraica "tohû - bohû" usata all'inizio della Genesi ["La terra era informe (tohû) e deserta (bohû) (Gn 1,2)]...
In questa prospettiva suggerita da Origene (e ricordata anche da X.L.Dufour nell'op.cit.), la seconda parte di Gv 1,3 si presta ad essere interpretata con questo significato : « separato da lui(il Logos), è (ri)diventato nulla (tohû wabohû) ciò che era stato fatto »... o, ancora meglio "è ridiventato nulla ciò che prima era diventato esistente"... 
In altri termini, si può comprendere il versetto Gv 1.2-3 in questo modo: gli esseri che "diventano esistenti" grazie al Logos-Cristo che li fa vivere... smettono di esistere, ovvero smettono di vivere, nel momento in cui si separano dallo stesso Logos-Cristo... visto che "in ciò che è stato fatto, il Logos era la Vita, e la Vita era la luce degli uomini" (cf. Gv 1.4 nota esegetica).
Significativamente, si tratta di un principio che "riecheggia" anche in un'altra frase di Gv strutturata in modo simile a Gv 1,3... ovvero quella in cui Gesù, dopo aver detto “Io sono la vite”(Gv 15,1), aggiunge: « Colui che dimora in me (en emoî)... porta molto frutto, perché senza di me (khōris emoû) voi non potete far nulla» (Gv 15,5)

Al di là di questi significativi aspetti messi in luce dall'analisi esegetica... per me rileggere Gv 1,3 significa sentire "risuonare" il fondamentale concetto spirituale del Cristo-Vita (*) che è proprio del Cristianesimo ramirico:

Noi tutti... esseri spirituali eterni... siamo infatti "entrati" nella nostra attuale esistenza terrena (siamo cioè “diventati esistenti”) grazie alla Vita (il Logos-"Cristo nell'uomo"), che ci ha permesso di nascere in un corpo per vivere la nostra personale vita terrena nella quale... se rimaniamo uniti a Lui in una "comunione" piena [cioè non solo a livello della vita biologica, ma anche in quello della vita spirituale-divina (Gv scrive zōē)] (**)... possiamo abbandonare definitivamente il nulla, costituito da quella non-esistenza che rimane invece una "minaccia" per quanti, in questa dimensione, si separano dalla "comunione" con il Cristo-Vita.
Infatti... è diventando Uno in Cristo...  e restando poi uniti a Lui... che possiamo fare ritorno alla nostra vera Esistenza, quella del nostro spirito che da sempre esiste nell'Eternità di Dio... al di là di questa dimensione materiale dello spazio-tempo, nella quale possiamo sperimentare cicli successivi di nascita e morte.

(*) (Cf. la voce "Vita" nel Dizionario tematico del mio blog "Un mio viaggio nel Soprannaturale sulle impronte di Swami Roberto)

(**) Segue: Gv 1,4

Approfondimenti sul concetto di "creazione":
 "Il tempo passa, noi no"
"In Principio"
"Questione di contenuti"

Approfondimenti sul concetto di "Cristo-Vita":
"Cristo... Vita cosmica"
"L'ex anello mancante"
"Questione vitale"

Post collegato (in relazione al concetto di "Parola creatrice") :
"Lampada per i miei passi"