Gv 1,46

« Natanaèle gli disse: "Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?". Filippo gli rispose: "Vieni e vedi".»

La risposta di Natanaèle... formulata come una domanda... esprime tutta la sua ironica perplessità: "da Nàzaret può venire qualcosa di buono?".
Ben diverse erano infatti le aspettative degli studiosi della Scrittura, che escludevano la Galilea (cfr Gv 7,52 e anche Gv 7,41) e con essa l'insignificante Nàzaret dai luoghi che avrebbero potuto dare i natali al Messia.
Su un piano simbolico, Natanaèle impersona l'iniziale questione che si presenta a chiunque... non conoscendo ancora il Cristo... si trova di fronte a Lui, che appare essere un uomo come gli altri uomini, e che ha una “provenienza” sociale modesta, non corrispondente alle tradizionali interpretazioni della Scrittura.
Filippo non si preoccupa di rispondere al perplesso interrogativo di Natanaèle e, analogamente all'espressione che in precedenza Gesù aveva rivolto ai primi “due discepoli” (Gv 1,37), “venite e vedrete” (Gv 1,39) , anche lui dice al suo interlocutore "vieni e vedi", rinviandolo dunque all'esperienza diretta, con la quale può trovare da solo la risposta alla sua domanda.      

Segue: Gv 1,47

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