Gv 5,21

« Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole;»

Nella tradizione religiosa giudaica le due opere supreme di Dio consistono nel "risuscitare i morti" e nell' "esercitare il giudizio"*... e Gesù afferma che entrambe (Cfr. Gv 5,22) queste opere competono anche a Lui, a partire dal fatto che Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita,
Però, diversamente dalla concezione giudaica che posticipava tali opere alla fine dei tempi, in questo brano (Cfr. Gv 5,21-26)  Gesù afferma che Lui incessantemente le esprime nel presente... attimo dopo attimo... e pertanto il Suo divino operato non può essere limitato dalle prescrizioni ebraiche riguardanti il sabato (Cfr. Gv 5,17).
Se poi focalizziamo l'attenzione sul Suo potere di “dare la vita”, possiamo osservare come esso sia conseguente a ciò che Gv ha messo in evidenza sin dal Prologo : “(in) ciò che è stato fatto, in questo Egli (il Verbo-Cristo) era la Vita” (Gv 1,4) (Cfr. Nota esegetica Gv 1,3-4).
Pertanto, il Figlio ha il potere di “dare la Vita” perché Lui è “la Vita” (Cfr. Gv,1,4; Gv 14,6) e... come già abbiamo visto durante la lettura di “Gv 1,2-3” ... scrivendo è stato fatto l'evangelista non ha inteso dire “fatto una volta per tutte”, ma ci ha invece parlato dell'incessante attività divina che si svolge in concomitanza con lo scorrere del tempo, all'interno del quale la Vita... cioè il Verbo-Cristo... costantemente vivifica tutti gli esseri viventi.
Inoltre... diversamente da ciò che ad una prima lettura può apparire... nell'affermare che il Figlio dà la vita a chi egli vuole Gesù qui non si sta attribuendo un'arbitrarietà di decisioni che, evidentemente, sarebbe inconciliabile con il fatto che Lui fa soltanto la volontà del Padre (Cfr. Gv 5,19).
Gesù, invece, sta sottolineando la Sua illimitata autorità, derivanteGli dal fatto che lo stesso Padre, attraverso di Lui, può donare Vita a chiunque... compresa, sul piano spirituale, la “vita eterna”** a coloro che credono alla Parola del Verbo incarnato (Cfr. Gv 5,24).

* Vedi il termine "Giudizio" nel Glossario
** Vedi il termine "Vita eterna" nel Glossario

Segue: Gv 5,22

A proposito di...
“Risuscita i morti e dà la vita”

Nell'ambito del concetto teologico giovanneo definito dagli studiosi “escatologia attuale”***, l'espressione "risuscita i morti" qui usata da Gesù non deve in nessun modo essere confusa con l'idea di “resurrezione dei morti alla fine dei tempi” propria del Giudaismo (e successivamente ripresa anche in seno alla tradizione cristiana).
Gesù sta infatti parlando di una “risurrezione” che non avviene in un lontano tempo futuro, bensì nell'incessante presente e... altra differenza importante rispetto al Giudaismo... è il Cristo che la rende possibile perché Lui è “la Vita” (Gv 1,4; cfr. Gv 14,6) sin dal principio... e dunque Lui "come il Padre... dà la vita".
E' questo il potere riconosciuto al Cristo dal Vangelo di Giovanni che così si distanzia, riguardo a tale aspetto teologico, dalla concezione giudaica secondo la quale il potere di vivificare spettava unicamente a Dio... tant'è vero che, per esempio, anche in quei testi apocalittici dell'Ebraismo in cui Dio delega al “Figlio dell'uomo" il Suo potere del giudizio, mai Gli concede invece il potere di vivificare.

Considerando tutto ciò, e “traducendo” in concreto l'affermazione con la quale Gesù qui equipara il Suo operato a quello del Padre che "risuscita i morti e dà la vita", si possono evidenziare i differenti aspetti della Sua azione divina che questo 5° capitolo del Vangelo di Giovanni porta in evidenza:

Poiché in senso biblico la malattia è già intesa come l'iniziale abbraccio della morte, rispetto alla quale la guarigione può pertanto essere interpretata come una “risurrezione alla vita”, Gesù ha già espresso questo divino potere vivificante in favore dell'infermo risanato ai bordi della piscina di Bethesda (Gv 5,8-9)... e nel prosieguo del Vangelo lo farà in maniera ancora più eclatante, quando resusciterà Lazzaro “che già da quattro giorni era nel sepolcro” (Gv 11,17)... ma non solo...

Proprio perché Gesù "dà la vita a chi egli vuole" viene naturale pensare a questo Suo potere vivificante rivolto anche a coloro che sono morti da ben di più dei "quattro giorni" nominati nell'episodio di Lazzaro.
Nei loro confronti, una difficoltà concettuale si presenta nel momento in cui si immagina la "risurrezione" del corpo con il quale hanno concluso la loro vita:
A differenza dell'episodio di Lazzaro, la "risurrezione" di questi morti appare inattuabile proprio perché... essendo ormai trascorsi mesi, o anni... il loro corpo si è già decomposto tornando ai vari elementi della natura, i quali poi sono già andati a comporre i corpi di altri esseri viventi.

Eppure... di questo ritorno dall'aldilà parla con chiarezza anche l'idea di "resurrezione dei morti" presente nella tradizione giudaica come conseguenza del potere di vivificare proprio di Dio:
Per esempio, possiamo trovare questo concetto in un significativo passaggio nella 1^ lettera di Samuele, all'interno di quel "Cantico di Anna" da cui trae ispirazione il Magnificat (Lc 1,46-56) dell'evangelista Luca :
"Il Signore fa morire e fa vivere, scendere nel regno dei morti
(in ebr. šə·’ō·wl, ovvero lo "sheol") e risalire". (1 Sam 2,6).

Partendo allora da questo concetto veterotestamentario di Dio che ha il potere di "far risalire dal regno dei morti" (Cfr. 1Re 17,17-24; Ez 37, Gb 14,13-14)... e tornando alla realtà descritta nel versetto di Giovanni "Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, cosi anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole"... possiamo trarre la naturale conseguenza:
Il fatto che Gesù assuma su di Sé la prerogativa del Padre di “dare la vita” non in una ipotetica “fine dei tempi” bensì già adesso, nel presente che si sussegue attimo dopo attimo... implica che anche Lui abbia il potere di far risalire dal “regno dei morti”.
A questo punto, se ci si chiede in quale modo tale "risalita" possa avvenire per coloro che sono morti da ben di più dei "quattro giorni" di Lazzaro, diventa naturale poter rispondere con una parafrasi di ciò che in precedenza (Cfr. Gv 3,4) Nicodemo ha compreso dalla viva voce di Gesù : “entrando una seconda volta nel grembo di una madre, per rinascere” (vedi "Nota esegetica su Gv 3,3-4").
D'altronde, quale altro modo ci potrebbe essere perché qualcuno risalga adesso... e non in una ipotetica "fine dei tempi"... dal "regno dei morti"?

*** (Vedi il termine "Escatologia attuale" nel Glossario )


Segue: Gv 5,22


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