Il Logos giovanneo... "ponte" tra la tradizione biblica e la tradizione filosofica

Per potersi avventurare nei territori teologici del Vangelo di Giovanni, nel proprio “equipaggiamento” di partenza non può mancare una cognizione, perlomeno generale, del termine greco “logos” (tradotto in italiano con “verbo”) che, com’è noto, il quarto evangelista pone a fondamento del Prologo (Gv 1,1-18) fino a definire la nascita di Gesù con la celebre espressione “e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14).
Il termine “logos” (dal gr. lèghein, scegliere, enumerare, raccontare) nell’antica lingua prefilosofica greca ha una grande quantità di significati, tra i quali ragione, parola, enunciazione, espressione… e poi diventa, nel corso dei secoli, « l'espressione centrale del pensiero e del linguaggio umano, il concetto fondamentale della filosofia e della scienza greca (cfr. la denominazione delle diverse scienze, ivi comprese quelle teologiche, in cui c'è il suffisso “logia”) e designa, a differenza dal mito, ma anche dall'opinione (in greco doxa) e dalla percezione, la facoltà razionale, cioè la capacità dell'uomo di render ragione.» (cf. H.Waldenfels, Dizionario delle Religioni, suppl. a Jesus – aprile 2001, Periodici san Paolo, Milano, p.198)  al punto che, in maniera analoga alla funzione svolta dal Dharma (nelle religioni del sub-continente indiano), dalla Torah (nell’Ebraismo) e dal Tao (nelle religioni dell’estremo Oriente)… il Logos è uno dei concetti chiave della cultura occidentale.
Dopo che originariamente, in Eraclito, il Logos designava innanzitutto il principio interno al divenire cosmico, la legge del mondo, il suo senso, norma e regola… fu con la riflessione filosofica successiva (in particolare nello Stoicismo) che il termine “Logos” venne inteso come il principio cosmico immanente, equiparato al Divino, alla Provvidenza… e poi venne anche riferito all’intelligenza mediante la quale l’essere umano discerne la realtà del cosmo… per cui si giunse alla concezione dell’essere umano inteso come l’essere vivente dotato della « forza del Logos e che deve realizzarsi nel mondo in modo da corrispondere al Logos divino.» (idem p.198).
E’ questo il “retroterra” culturale sul quale si inserisce il concetto giovanneo del “Logos-Verbo”, cioè l’Eterna Parola di Dio che in un certo senso raccoglie il “testimone” lasciato dai concetti biblici designati con i termini ebraici dabar (parola) e hokmah (sapienza)… e dà forma alla rivelazione divina “facendosi carne” in Gesù di Nazareth per rivelare all’essere umano la via da percorrere per essere “uno” con il Padre nostro.
In sostanza l’evangelista usa il termine Logos (Verbo) per designare il Cristo in quanto “dimensione” espressiva di Dio e, di fatto, nella sua cristologia confluisce l’insieme delle anzidette categorie religiose-filosofiche.
E’ grazie a questo suo ampio “respiro” che il Logos giovanneo svolge la fondamentale funzione di “ponte” tra il pensiero filosofico greco ed il pensiero biblico… a partire dalle elaborazioni teologiche dei Padri della Chiesa che “adottarono” il concetto stoico del “Logos spermatikós”, e lo intesero come il mezzo attraverso il quale ogni essere umano può essere Uno con il Logos-Cristo e, attraverso di Lui, con l’Eterno Padre.

Per iniziare iniziare a leggere il Vangelo, clicca qui: Il Prologo (Gv.1,1-18)

P.S. - Riguardo al tema teologico qui trattato, puoi percorrere alcune piste di approfondimento:
- In questo blog, vedi la pagina "area di sosta", e la voce "Logos" (nel Glossario).
- Nel mio blog “Un mio viaggio nel Soprannaturale sulle impronte di Swami Roberto”, vedi la voce "Logos (Verbo)" nel Dizionario tematico.