Gv 18,28

« Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel  pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua.»

Nominando il fatto che Gesù è passato dalla casa di Caifa per essere condotto nel Pretorio, l'evangelista allude alla riunione del Sinedrio (Gv 11,47-53) che in precedenza era stata evocata (Gv 18,13-14) ma di cui Gv non parla espressamente nel racconto della Passione.
L'annotazione che i Giudei non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua, è qui di particolare rilievo... e non tanto per il fatto in sé, perché è noto come nel Giudaismo esistesse la convinzione che l'ingresso in una casa pagana comportava un'impurità legale (Cfr. At 11,2-3) e dunque impediva la partecipazione ai riti della solennità pasquale.
La circostanza estremamente importante è costituita dal fatto che, in questo suo racconto della Passione, Gv colloca questi fatti, e l'imminente crocifissione di Gesù, nel giorno in cui i Giudei mangiavano l'agnello, ovvero il 14 Nisan, vigilia (parascève) pasquale... mentre i Sinottici collocano gli stessi avvenimenti nel giorno successivo, il 15 Nisan, giorno della Pasqua.
Come abbiamo già rilevato durante la lettura del secondo capitolo [vedi: Il “segno” del Tempio (Gv 2,13-25)]... riguardo alla questione della data della morte di Gesù (il 14 o il 15 Nisan) la maggior parte degli esegeti preferiscono oggi seguire il quarto evangelista per cui, unendoci a loro, possiamo “respirare” la storicità di questo racconto giovanneo, e possiamo così individuare il giorno in cui si svolgono i fatti qui narrati, datandolo al 7 aprile dell'anno 30... nell'antivigilia del giorno della Resurrezione, che avrà luogo all'alba del successivo 9 aprile*.

Segue: Gv 18,29

* Vedi il post “9 aprile dell'anno 30” nel mio Blog “Diario di un monaco”


P.S. - La significativa peculiarità "cronologica" di questo Vangelo è dunque costituita dal fatto che, rispetto ai Sinottici, Gv anticipa di un giorno la crocifissione di Gesù collocandola alla vigilia della Pasqua.
Oltre ad essere il racconto più veritiero dal punto di vista storico, questa narrazione giovannea della Passione porta con sé anche un originale significato simbolico... perché il fatto che Gesù stia per essere messo a morte in concomitanza con l'immolazione degli agnelli nel tempio, fa sì che Lui appaia simbolicamente come il vero Agnello pasquale (Cfr. Gv 1,29).
In questa prospettiva teologica, la Pasqua di resurrezione di Gesù costituisce l'evento che salverà quanti credono in Lui, liberandoli dalla sottomissione al "Principe di questo mondo"... così come la Pasqua giudaica celebrava la liberazione degli Ebrei dalla schiavitù d'Egitto.
Inoltre, il fatto che i Giudei non entrino nel pretorio per non contaminarsi prima del pasto pasquale, può essere compreso non solo nel senso che essi si auto-escludono dal nuovo discorso di rivelazione che Gesù sta per pronunciare davanti a Pilato... ma anche come una situazione paradossale che l'evangelista mette ironicamente in evidenza:
Preoccupati di non contrarre quell'impurità legale che avrebbe impedito loro di poter mangiare l'agnello della Pasqua, i Giudei si negano in realtà l'accesso al vero "agnello pasquale": il Cristo. 
Questi capi religiosi osservano esteriormente la Legge mosaica, ma hanno il cuore pieno di odio e, a causa della loro cecità spirituale, non si rendono conto che stanno rigettando il vero "agnello", Colui che dà pieno compimento alla Pasqua.