« A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati".»
Nella lettura del versetto precedente, abbiamo visto che l’atto simbolico con il quale Gesù “soffiò” e disse ai discepoli “Ricevete lo Spirito Santo”, sta a significare anche il compimento degli annunci profetici dell’alleanza escatologica (Cfr. Ez 36,26s; Ger 31,33), caratterizzata dall’effusione dello Spirito.
In Ezechiele tale annuncio è accompagnato dall'idea della purificazione dai peccati (cfr. Ez.36,25) che ritroviamo anche in questo versetto giovanneo il quale, evidentemente, richiama il passo sinottico nel quale Gesù dice ai discepoli “tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo” (Mt 18,18).
Poiché in nessun altro passo di questo suo Vangelo Gv parla di remissione dei peccati, molti esegeti attribuiscono questo versetto ad un redattore diverso dall’evangelista ma, al di là di ciò, noi lo leggiamo come se fosse stato vergato dalle mani di Gv, e pertanto lo “incastoniamo” nella sua linea teologica.
Leggendo Gv 1,29 già abbiamo visto che l’evangelista non parla di “peccati”, intesi quali singoli atti individuali di trasgressione alla morale stabilita, bensì di “peccato”, al singolare, intendendo con tale termine tutto ciò che porta un essere umano a rifiutare la pienezza di vita offertagli dal Cristo… rifiutandosi di credere in Lui.
Nel corso del Vangelo abbiamo visto che questo fondamentale peccato può prendere varie forme, come la paura, la ricerca della gloria umana (Cfr. Gv 12,43), la menzogna (Cfr. Gv 8,44), l'odio (Cfr. Gv 15,18), ecc. … e Gesù ha già annunciato qual’è il modo per liberarsene: “Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Gv 5,24)... aggiungendo poco dopo “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno” (Gv 8,51).
E’ fondamentale tenere a mente questi passi nel momento in cui ci caliamo nuovamente in questo versetto post-pasquale nel quale… dopo aver donato la pace (Cfr. Gv 20,19.21) e comunicato lo spirito (Cfr. Gv 20,22)... il Risorto si rivolge non soltanto ai “dodici”, ma all'intera comunità dei cristiani... incaricandoli di perpetuare la sua divina offerta di vita.
In questa prospettiva, il “perdono dei peccati” può essere compreso come la missione di ogni discepolo di Cristo che... veicolando il Soffio vitale dello Spirito che il Risorto ha comunicato ai suoi discepoli presenti e futuri... potrà far brillare la Luce divina nelle tenebre del mondo, in modo che quanti La accoglieranno potranno essere liberati dal loro personale passato da peccatori.
Così come il Cristo non è venuto per giudicare ma per salvare (Cfr. Gv 3,17; Gv 12,47)… anche i suoi discepoli non dovranno giudicare gli uomini, bensì offrire loro una opportunità di vita spirituale.
Tutti coloro che, sentendosi attratti da questa Luce cristica, si lasceranno illuminare, usciranno dalla tenebra del peccato.
E’ questa la prospettiva teologica giovannea alla quale vanno ricondotte anche le parole di questo versetto che, come abbiamo visto poc’anzi, nella forma espressiva rivela di essere stato scritto da una mano diversa rispetto a quella dell’evangelista.
Segue: Gv 20,24
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